La musica della natura che rimette in armonia anche la quarantena. A Falcade suona tutti i giorni e tutte le notti, con interpreti straordinari. Cervi che fanno visita ai giardini delle case. E volpi guardinghe che abbandonano i boschi per avvicinarsi al paese.
Un tuffo nel passato. «Era almeno dagli anni Sessanta che non si ricordava un tale silenzio di rumori urbani» dicono i falcadini. Al posto del rumore delle auto, ecco l’acqua dei torrenti e il fischio del vento tra le fronde degli abeti. L’unico suono antropico è quello delle motoseghe e di qualche lavoro agricolo. D’altronde si sa: i montanari non riescono a rimanere con le mani in mano per lungo tempo; e così, col passare dei giorni, la quarantena si è trasformata in giardinaggio, manutenzione, taglio piante… a beneficio del decoro urbano e senza danno delle regole anti-contagio. È uno degli effetti della demografia delle “terre alte”. Che potrebbe tornare buono anche in vista della ripresa turistica della vallata. Intanto, per effetto del lockdown, c’è già qualcuno che ne approfitta per farsi un giretto in paese. Senza neanche la necessità di portarsi appresso l’autocertificazione. Cervi, soprattutto. Ma anche volpi e altri animali, che sempre più di frequente si avvicinano alle case. E forse si staranno chiedendo: «Dove sono finiti gli uomini?».
(si ringrazia Duilio Scardanzan per l’articolo e le fotografie)