«La A27 prolungata? Diventerebbe un’infrastruttura transalpina»

«La A27 prolungata? Diventerebbe un’infrastruttura transalpina»

 

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Marco Onida, già Segretario Generale della Convenzione delle Alpi, in risposta alla lettera aperta “Infrastrutture possibili” del prof. Giovanni Campeol 

 

L’oggetto della lettera del Prof. Campeol è una contestazione al coordinatore del Gruppo d’Azione 4 (trasporti) di EUSALP, la strategia macroregionale dell’UE per la regione alpina, con riferimento al suo (del Prof. Campeol) desiderio di prolungare l’autostrada A27 fino in Austria.

In qualità di Segretario Generale della Convenzione delle Alpi dal 2007 al 2013, periodo nel quale mi sono occupato a lungo del Protocollo Trasporti, adoperandomi per la sua ratifica sia da parte dell’Italia che dell’UE, penso di avere titolo per intervenire nel merito. 

L’interpretazione che il Prof. Campeol fornisce di tale protocollo non è infatti corretta. In sostanza, il Prof. Campeol cita alcune disposizioni di questo protocollo per concludere che lo stesso non osterebbe al prolungamento dell’A 27 fino in Austria. Egli sostiene, erroneamente, che si tratterebbe di un’infrastruttura di carattere “intralpino”, mentre è palese che le vie di comunicazione che attraversano la “cresta principale” (o spartiacque) sono definite come transalpine e quindi soggette al divieto di cui all’art. 11(1). E anche se ci si limitasse a realizzarne una parte, rimanendo nell’ambito “intralpino”, qualora ciò fosse funzionale all’attraversamento delle Alpi (e sarebbe così), l’infrastruttura avrebbe senza dubbio carattere transalpino. Sull’argomento sono stati usati fiumi di inchiostro dai rappresentanti degli Stati della Convenzione, nonché da autorevoli giuristi. Ed a riprova di ciò, resta il fatto che in Italia, proprio per l’opposizione al protocollo da parte di una forza politica fortemente radicata in Veneto (guarda caso), ben conscia del fatto che ciò avrebbe comportato il blocco di nuove autostrade transalpine, ci sono voluti ben dodici anni al Parlamento per ratificarlo. 

Su un punto il Prof. Campeol ha invece perfettamente ragione: pacta sunt servanda, ma le regole, se necessario (e nel caso di specie, personalmente ritengo non lo sia), possono essere modificate. Serve però l’accordo unanime delle Parti Contraenti. Né servirebbe denunciare il Protocollo, uscendone, perché, con la ratifica dell’UE, lo stesso è ormai parte del diritto dell’Unione europea, la quale ha scelto con determinazione la strada delle infrastrutture transalpine di carattere ferroviario, oggetto anche di importanti finanziamenti, come nel caso del Brennero e della Torno-Lione, per trasferire il trasporto di merci dalla gomma alla rotaia.

Infine, con riguardo al “metodo”, il Prof. Campeol mi attribuisce la paternità di una pesante reprimenda nei confronti del rappresentante del Tirolo (e nel caso di specie anche di Alpeuregio). Benché sia in sostanza  vero che il metodo seguito dal coordinatore di Alpeuregio abbia lasciato spazio a critiche, nella mia veste di rappresentante della Commissione europea (ente osservatore in EUSALP) mi sono limitato a sollevare la questione, senza “redarguire” (termine che fa pensare ad un rapporto di subordinazione di Alpeuregio alla Commissione europea, cosa che non avviene).

 

Marco Onida, già Segretario Generale della Convenzione delle Alpi

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