«La guerra era diversa». Gli anziani che hanno visto gli anni Quaranta hanno pochi dubbi. Sì, il coronavirus e l’emergenza sanitaria sono difficili; c’è una specie di coprifuoco e forse interverrà l’esercito. Ma la guerra era e rimarrà un’altra cosa. Per fortuna.
«La prima cosa da sottolineare è il fatto che l’economia di questi tempi è completamente diversa rispetto a quella della seconda guerra mondiale – prova ad analizzare la signora Lilliana –. Perché in questa situazione le istituzioni ci dicono di stare a casa. Una volta non era possibile. Io provengo da una famiglia di contadini e se non collaboravamo tutti insieme, non potevamo neanche mangiare. Oggi non è più così. Per questo motivo lasciano tutta la gente a casa».
Eppure, c’è qualcosa che ricorda lontanamente i tempi di guerra. «Le comunicazioni, fredde, sui comportamenti da tenere» dice la signora Alma.
«Sì. Le comunicazioni che ci vengono date – conferma anche Lilliana -. Una volta c’era la radio; io non avevo neanche quella. Ma era lo strumento che dava gli aggiornamenti e i consigli su come comportarsi. Da tre settimane circa tutti ci colleghiamo alla televisione per sentire il telegiornale e ascoltare il solito discorso ripetitivo del capo della Protezione Civile che sembra darci un po’ di sicurezza; anche se di rassicurante non c’è niente».
Allora non resta che rimanere in casa: è questo che vanno ripetendo le comunicazioni, come quelle della guerra, anche se la guerra è un’altra cosa. E in casa c’è chi guarda la televisione, chi legge, chi cucina. Gli anziani cercano rifugio anche nelle telefonate con i parenti o gli amici. «La mia giornata è un po’ cambiata anche se non molto come quella dei giovani – dice ancora Lilliana -. La mattina e la sera porto il cane a fare i bisogni, ma devo stare attenta perché ho paura di incontrare qualcuno, non si sa mai. Cucino, guardo la televisione e non manca mai l’appuntamento la mattina con le mie amiche dato che ci sentiamo al telefono; oggi mi ha chiamato una signora da Treviso che era a lavorare in Svizzera con me. Mi fa sempre piacere, Mi manca un po’ uscire all’aria aperta, ma non è un problema perché sono convinta di poter tornare a passeggiare come una volta». La prima cosa da fare una volta terminata la quarantena? «Ovviamente inizio l’orto – ride Lilliana -. Sono già in ritardo».
(si ringrazia Giovanni Bianchini per aver confezionato l’articolo)