C’era una volta, in una terra lontana, un popolo di 1,4 miliardi di abitanti. In quella terra, però, si insinua un nemico invisibile. E, improvvisamente, cresce il numero dei malati, oltre che dei morti. Agli occhi del resto del mondo – o almeno di una parte – chi abita lì, o ci è passato, diventa un untore.
Solo che il nemico invisibile si espande alla velocità della luce. Varca i confini di regioni, Stati e continenti, supera i fiumi e i mari, le colline e le montagne. Arriva ovunque. E attacca chiunque: soprattutto le fasce più deboli, come gli anziani.
Subdolo e meschino, entra perfino nella casa di riposo di Puos d’Alpago, senza chiedere il permesso. E innesca una serie di contagi, lasciando i nonni in un limbo di solitudine e timori. La situazione è difficile. Pure tra il personale.
E allora ci si aggrappa alla speranza, alla fiducia, a un bagliore. A quei piccoli, grandi gesti che fanno la differenza e prendono forma all’interno della struttura. Come una torta di mele. O dei pulsossimetri, strumenti utili a misurare la saturazione di ossigeno nel sangue. E donati dal Bacino di Pesca n. 7 dell’Alpago.
Poi arriva lui. Il suo nome è Luca ed è figlio di quella terra lontana: la Cina. «Se volete, ho la possibilità di portare 50 mascherine in casa di riposo». In realtà, i pezzi diventano il doppio. Di più, il triplo (o quasi): 130.
Sulla scatola che contiene le mascherine ci sono due bandiere, di Cina e Italia, con un cuore nel mezzo e un’esortazione: forza! La scritta “andrà tutto bene” è vergata col tricolore. Lo stesso delle Frecce aeree, ritratte nel disegno.
Piccolo particolare: Luca non è un personaggio di fantasia. È vero e autentico. Come questa storia. E come la solidarietà cinese.