Traffico illecito di rifiuti dal sud al Veneto: 12 arresti. Sotto sequestro anche la Sap di Fonzaso

Traffico illecito di rifiuti dal sud al Veneto: 12 arresti. Sotto sequestro anche la Sap di Fonzaso

Dodici arresti e dieci indagati a piede libero. Tre ditte sotto sequestro, lo spettro della camorra. E una montagna di rifiuti illeciti, capace di sommergere piazza San Marco. Colossale operazione portata a termine questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Belluno. Sgominata una vera e propria organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti, in cambio di fatture false. Arresti e sequestri tra Belluno, Treviso, Vicenza, Padova, Napoli, Avellino e Pisa.

Un vero traffico di rifiuti al contrario, quello emerso dalle indagini dei carabinieri del nucleo provinciale e dai carabinieri forestali del nipaaf. Questa volta, infatti, gli scarti delle lavorazioni industriali (sono considerati rifiuti speciali tutti quelli non urbani) non viaggiavano da nord a sud, ma facevano il tragitto inverso. Grazie ad alcuni intermediari campani, infatti, i rifiuti prodotti da alcune grosse aziende del Casertano venivano caricati nei tir e smistati in alcune aziende compiacenti del Veneto: ditte specializzate o affini al trattamento e allo smaltimento di rifiuti. In questo modo i rifiuti venivano venduti per il riutilizzo, senza pagare i costi per il regolare smaltimento.

In treno viaggiavano invece i soldi contanti (frutto probabilmente di operazioni “in nero”) che venivano pagati agli imprenditori veneti: i quali si trattenevano la parte concordata e riversavano il resto, tramite fatture false, sui conti di società fittizie (le famose “cartiere”) create allo scopo.

«Un modus operandi nuovo, sicuramente per il nostro territorio, ma probabilmente per tutta Italia – spiega il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Francesco Rastelli – messo in piedi probabilmente a causa dei controlli sempre più stringenti effettuati dalle forze nelle regioni del sud».

Una volta in Veneto, i rifiuti venivano stoccati in siti attigui alle aziende sequestrate oppure reimmessi nel ciclo produttivo inseriti nella filiera della lavorazione della plastica. Numeri impressionanti. Le indagini hanno finora portato alla luce lo smaltimento illecito di oltre 22mila tonnellate di rifiuti. Una quantità tale da coprire una superficie pari a Piazza San Marco con uno strato di materiali di risulta alto 5 metri. Oppure capace di formare una colonna di Tir lunga 7 chilometri.

L’operazione (denominata “Plastic connection”), coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Venezia, al termine di indagini durate due anni ha portato all’arresto di 12 persone, coinvolte a vario titolo all’associazione per delinquere. Si tratta del sovramontino Alessio Della Santa, titolare della Sap srl di Fonzaso (la ditta dalla quale ha preso il via l’indagine); dei bassanesi Moreno e Christian Guidolin; di Franco Ferramosca Domeniconi, nato ad Arezzo e residente a Padova; dei napoletani Salvatore Corcione, Antonio Maioli, Paolo Capodanno; del salernitano (ma residente ad Avellino) Angelo Marra; di Nicola Sansonne, nato ad Andria e residente a Rosà (Vicenza); del trentino Michele Burli e dell’uruguaiano (ma residente a Monterotondo marittimo, in provincia di Grosseto) Cesar Daniel Chopusian.

Si tratta della Sap Srl, di proprietà di Della Santa (dalla quale sono partite le indagini che hanno portato alla luce l’attività illecita), la Resines di Cavaso del Tomba (Treviso) e la Emirates Metals srl di Cartigliano (Vicenza), già destinataria di un divieto di svolgere attività di recupero rifiuti in procedura semplificata da parte della Provincia di Vicenza datato dicembre 2018.

Per undici di loro è scattata la custodia in carcere, in quanto i giudici hanno rilevato la possibilità che anche dal proprio domicilio potessero continuare l’attività criminosa, per esempio dirottando su conti correnti esteri i proventi degli illeciti. Indagate a piede libero anche altre 10 persone coinvolte nei traffici, ma giudicate responsabili di condotte meno gravi.

Poste sotto sequestro, come detto, tre aziende. La già citata Sap Srl, della Resines di Cavaso del Tomba (Treviso, della quale è amministratore di fatto Michele Burli) e della Emirates Metals srl di Cartigliano (Vicenza), amministrata dai fratelli Guidolin e già destinataria di un divieto di svolgere attività di recupero rifiuti in procedura semplificata da parte della Provincia di Vicenza datato dicembre 2018. Una quarta impresa, la S.I.R srl di Piazzola sul Brenta, pur coinvolta, non è stata al momento posta sotto sequestro. Congelati anche beni e conti correnti per un totale di 1.541.000 euro.

Tutti gli arrestati dovranno rispondere di traffico illecito di rifiuti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Per il momento non è stata invece ravvisata l’aggravante mafiosa.

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