«Chi corre all’aperto e in montagna non è un criminale»: parte la petizione

«Chi corre all’aperto e in montagna non è un criminale»: parte la petizione

 

«Non siamo dei criminali se andiamo a correre lungo i sentieri o per i prati, dove non c’è assembramento. Per questo, mi rivolgo al presidente della Provincia, Roberto Padrin: porti la nostra voce in Regione». L’appello arriva dal podista cadorino Mirko Da Vià.  

In tempi di Coronavirus, infatti, gli appassionati della corsa sono sotto scacco. E Da Vià ha deciso di lanciare una petizione sulla piattaforma online change.org: “Liberalizzazione attività motoria in zone scarsamente frequentate”. 

«Il movimento dovrebbe essere incentivato – prosegue il podista – non vietato. Perché la corsa rafforza il sistema immunitario e ha riflessi positivi anche sulla mente». La petizione è partita lunedì scorso e, nell’arco di poche ore, ha già raccolto un migliaio di adesioni: «Un conto è abitare a Milano, dove c’è una densità abitativa di un certo tipo, un conto è vivere in Cadore e, in generale, in provincia di Belluno. Chiediamo, in buona sostanza, di differenziare le regole. Quelle stesse regole che per noi sono diverse in termini di servizi, infrastrutture e trasporti, non vedo perché dovrebbero essere uguali alla Lombardia se si parla di fare una semplice corsetta».

Il rischio, secondo Da Vià, è che misure così restrittive portino a una sorta di caccia alla streghe: «Ormai vengono insultate perfino le persone che corrono a un passo dalla loro casa. Da qui, l’appello: liberalizzate l’attività fisica». 

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