Una “x” che ha cambiato il corso della storia. Settantotto anni fa l’Italia è diventata una “Repubblica democratica fondata sul lavoro…”. Così hanno deciso gli italiani (e per la prima volta, anche le italiane), con una scelta che oggi sembra normale, ma il 2 giugno del 1946 non c’era nulla di normale. Il re (Umberto figlio dell’abdicante Vittorio Emanuele III) era una figura abituale nella giovane storia d’Italia. La repubblica invece era una novità assoluta. Forse è per questo che molti bellunesi hanno barrato la scheda elettorale nella parte della corona…
Proprio così. In provincia di Belluno settantotto anni fa l’esito del referendum è stato tutt’altro che scontato. Quanto meno in alcune zone, fedeli al re. In alcuni casi, fedelissime. Perché è vero che la repubblica ottenne il 62,18% delle preferenze, ma non dovunque. Vaste parti del Cadore, ad esempio, e il Basso Feltrino avevano preferito casa Savoia. Stesso discorso per l’Alpago. Alla fine, in dodici Comuni la vittoria della monarchia fu più o meno schiacciante. In altrettanti fu risicata la maggioranza repubblicana.
Alano e Vas preferivano il re, con percentuali nette. Ma è il Cadore a mostrare le maggiori simpatie per i Savoia. San Vito addirittura con il 79% dei voti (474, per l’esattezza); ma la vittoria monarchica fu chiara anche a Vigo, Vodo e Sappada. In Alto Agordino, sarebbe stato interessante ascoltare gli exit-poll di Selva e Colle Santa Lucia, dove gli elettori repubblicani si fermarono attorno al 40%. E l’Alpago? Insospettabilmente favorevole al re. A Puos la repubblica si fermò a quota 42%, a Tambre e Farra non andò oltre il 22%: plebiscito monarchico a suon di voti. Chissà se oggi sarebbe ancora così.
Strano il caso di Mel. Comune segnato dalla storia industriale, metalmeccanica e sindacale. Oggi. Il 2 giugno 1946 però la popolazione si spaccò: 2.113 voti a favore della repubblica (49,93%) e 2.119 voti per la monarchia (50,07%). Stesso discorso per Sovramonte (891 “x” sulla repubblica, 868 sulla monarchia).
I dubbi però erano di casa più o meno in tutti i seggi elettorali. Le due forme di ordinamento si sfidarono spesso in un testa a testa. Tranne che a Soverzene. Nel piccolissimo Comune adagiato sul Piave, nessun dubbio: 164 voti totali (il 97% degli aventi diritto), 0 schede bianche, 0 nulle; 157 a favore della repubblica (il 90,23%) e 17 per la monarchia (appena il 9,77%).