Premessa d’obbligo: i numeri sono numeri e la matematica non è un’opinione. Ma a guardare i dati Istat di confronto sulla mortalità, salta subito all’occhio l’aumento del 2020. È l’effetto Covid.
La media dei morti in provincia di Belluno tra il 2015 e il 2019 è di 2.406 (tra gennaio e novembre, ultimo dato a disposizione). Nel 2020 il numero totale di decessi al 30 novembre (totale significa che sono conteggiati tutti, non solo quelli da Covid) è arrivato a 2.555. Significa 149 in più rispetto al quinquennio precedente (+6,2%). Al netto di tutte le opinioni sul virus, va detto che i numeri assoluti non sono preoccupanti. Ma ancora una volta giova ricordare che non è tanto la mortalità in sé a rendere il Covid pericoloso, quanto la pressione che il contagio esercita sul sistema sanitario. Che ha bisogno di rimanere “lucido” e ben funzionante per continuare a erogare servizi e prestazioni per tutte le altre patologie.
Tornando ai dati Istat, è palese l’andamento della prima e della seconda ondata anche nei decessi bellunesi, rimasti sotto media a gennaio e febbraio (quando ancora il coronavirus era relegato alle cronache provenienti dalla Cina), ma cresciuti a marzo e soprattutto aprile: 250 morti a marzo contro la media di 234 (+6,8%) e 276 ad aprile contro la media di 209 (+32,1%). Maggio 2020 mostra un calo rispetto al quinquennio precedente, come luglio e agosto, mentre giugno è di fatto in linea. Poi però arriva la seconda ondata. E la si vede subito: settembre 2020 202 morti contro i 198 di media (+2,2%), ottobre 262 morti contro i 212 di media (+23,8%) e novembre 311 decessi, contro i 220 delle medie precedenti (+41,5%).
