Lo chiamano Nairo, in onore di Quintana: il ciclista colombiano che “doma” le salite. Proprio come il longaronese Andrea Mazzucco. Che ieri si è reso protagonista di un’impresa d’altri tempi: un’impresa impastata di coraggio e fatica, fiato e sudore, a mulinare le gambe lungo la salita del Nevegal, dal versante di Belluno.
Chiunque lo abbia affrontato in bicicletta, lo sa perfettamente: è un tratto tostissimo. E diventa proibitivo se affrontato dieci volte. Proprio così: dieci volte in un unico giorno. Questo significa 317 chilometri percorsi. E 10mila metri di dislivello (abbondanti: nello specifico, 10.543).
La partenza? Alle 5.35 del mattino, dal ponte Bailey, mentre l’ideale linea del traguardo è stata tagliata dopo le 19: ebbene sì, Mazzucco ce l’ha fatta. Si è sobbarcato 13 ore e 48 minuti in sella, a una velocità media di 23 km/h, e ha portato a termine un’impresa che sconfina nell’epica del ciclismo: «Sono contento – commenta il protagonista – anche perché non ho mai avuto un momento di calo. Mai. Anche a livello mentale, sono sempre riuscito a mantenere la lucidità. E l’ultima ascesa l’ho affrontata a tutta».
Lo scalatore di Olantreghe non era solo: «Per fortuna mi ha affiancato il presidente della squadra con cui sono tesserato, la Biemme Garda Sport. Ovvero, Silvano Massardi. Le sue dritte si sono rivelate fondamentali. E prezioso è stato pure il tifo dei tanti amici che hanno condiviso con me alcuni frangenti di questa esperienza».
Lui si definisce il «George Best del ciclismo: vivo la vita in ogni suo attimo, ma non mi fermo ad aspettare nessuno». Già, nessuno. Neppure durante la scalata al Colle: «Sono stato anche fortunato – conclude “Nairo” Mazzucco – perché la temperatura era ideale. Anzi, al mattino faceva piuttosto freddo. Tanto è vero che ho indossato giacca pesante, guanti e fascia alla testa e al collo. E pensare che tutto è nato quasi per scherzo: per una scommessa». Quella stessa scommessa che ora ha il profumo dell’impresa.