È di Borca di Cadore, ha 21 anni e lavora nel mondo della ristorazione.
O meglio, lavorava. Perché poi è scoppiata la pandemia. E lui, autentico factotum tra sala da pranzo e cucina, ha perso il posto. Ed è rimasto a piedi. Ma solo per poco: quel “lui” è Matteo Comelato.
Un giovane brillante, rapido di gambe e di pensiero. Con una caratteristica. Anzi, più d’una: la voglia di fare, creare, realizzare. E di mettersi a disposizione degli altri.
Classico ragazzo di montagna: poche parole, moltissimi fatti. E una sensibilità innata. Gliela si legge negli occhi. E forse l’avranno letta pure i produttori di “Un passo dal cielo”, quando lo hanno scelto. Sì, perché Matteo è entrato a far parte della squadra che darà vita alla sesta stagione della serie televisiva Rai. Una serie di straordinario successo, prodotta da Matilde e Luca Bernabei per Lux Vide. E inserita in una location inedita: non più il Trentino Alto Adige e il lago di Braies, ma San Vito di Cadore e il lago di Mosigo.
Così, il problema di Matteo (la perdita del lavoro) si è trasformato in un’opportunità: smessi i panni del cuoco e del cameriere, il ventunenne cadorino è diventato il “runner” di “Un passo dal cielo”. E qui, è necessaria una spiegazione: perché il “runner” è una figura chiave nel mondo del cinema e delle serie tv, essendo colui che si occupa di recuperare attrezzi e materiali, utili a girare le scene. E di accompagnare, soprattutto in auto, attori e membri della produzione. «Rimango sul set quasi tutto il giorno – racconta -. Si comincia al mattino presto, verso le 6, 6.30. Nello specifico, faccio l’autista e, in più, do il mio contributo a coloro che hanno delle necessità. Non sono da solo: siamo in 7. E altri se ne aggiungeranno. Perché più passa il tempo, più attori arrivano. E più la mole di lavoro aumenta».
In pochi giorni, Matteo ha scoperto di essere uno dei meccanismi fondamentali per la serie televisiva targata Rai: «Dopo il Covid, la ristorazione ha subìto una botta pesante. Tanto è vero che locali e alberghi hanno tagliato il personale. Ma sono stato fortunato a trovare questa produzione: una volta sostenuto il colloquio, mi hanno preso». Il contratto dura fino all’8 agosto, ma il “runner” potrebbe pure diventare il lavoro della sua vita: «Lo spero, perché qui ho trovato grande umanità. Dal regista ai tecnici, passando per gli attori. Tutti chiedono “per piacere”, tutti ringraziano». E, improvvisamente, il giovane di Borca si sente davvero a “Un passo dal cielo”.