Le cicatrici psicologiche del virus: «Lavoriamo sulla soluzione, non sul problema»

Le cicatrici psicologiche del virus: «Lavoriamo sulla soluzione, non sul problema»

 

L’emergenza era sanitaria. Ora è economica. E, in parte, sociale. Ma se diventasse pure psicologica? O meglio, se lo fosse già? 

Perché lo scoppio della pandemia, le settimane di isolamento e i timori del contagio hanno inciso nel profondo in ognuno di noi. Lo sa benissimo una giovane professionista del settore come Silvia Torrisi: classe 1989, la psicologa ha origini siciliane, ma lavora da tempo a Belluno, dove svolge incontri individuali e di gruppo, nello studio privato del Centro FormArte: «Per arginare le conseguenze negative, legate al Covid, è necessario sganciarsi dal problema. E lavorare sulla soluzione. Seguendo la nuova corrente della Psicologia non strutturalista, evitiamo di chiederci cosa non va. Chiediamoci, piuttosto, cosa faremo quando la fase caratterizzata dal virus sarà finita. Non puntiamo sulle nostre debolezze, bensì sulle scoperte e i valori emersi nel pieno della pandemia». 

La dottoressa Torrisi ha fatto leva anche sul web: «Pur non essendo una persona che ama particolarmente i social network, ho deciso di aprire una pagina Instagram (psico.soluzioni) con lo scopo di dare positività. E lanciare una serie di spunti. Nello specifico, era importante mettere ordine a ogni singola giornata, strutturandola attraverso una sequenza di impegni e obiettivi». 

Fondamentale, inoltre, la gestione degli spazi: «È bene che la stanza in cui si lavora sia diversa dai locali in cui si riposa. O ci si concede un po’ di svago. E variare è determinante anche nel campo dell’informazione: in questo senso, consiglio sempre di affidarsi ai canali ufficiali, evitando il bombardamento di notizie». 

Ora, però, inizia una nuova fase. E per scrollarsi di dosso il trauma della quarantena, la psicologa popone una soluzione racchiusa in tre parole: “Danza Movimento Terapia”. «Sì, perché prima di essere una psicologa, sono un essere umano. E, dopo essere rimasta sostanzialmente ferma per un paio di settimane, ho ripreso a muovermi. Così, insieme al movimento, ho ritrovato la sensazione di libertà. Questo vale per tutti, non solo per me: dobbiamo imparare ad ascoltare il nostro corpo». Un’altra terapia utile è quella narrativa: «Significa raccontare la propria storia da un diverso punto di vista. Si possono scoprire aspetti di noi che nemmeno immaginavamo. E capire che davamo importanza a cose che, in fondo, tutta questa rilevanza non ce l’avevano». 

Durante il lockdown, l’apertura di uno sportello telefonico d’ascolto si è rivelata preziosa per un ampio numero di ragazzi e ragazze, uomini e donne: «Chi si affida a uno psicologo – conclude Silvia Torrisi – non è debole. Scardiniamo questo stereotipo. Al contrario, dimostra di avere coraggio e di tenere in maniera particolare a se stesso. Perché lo psicologo non dà risposte, né chiavi per risolvere i problemi: semplicemente, aiuta a guardarsi dentro. E allora sarà proprio la singola persona a trovare la sua strada per superare le difficoltà». 

Per saperne di più, è attivo il sito www.silviatorrisi.it

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