«La quarantena? Una palestra di apprendimento». Parola di mental coach

«La quarantena? Una palestra di apprendimento». Parola di mental coach

«Nemmeno un’emorragia cerebrale era riuscita a togliermi gli sci dai piedi. Il coronavirus sì: mi ha fatto smettere». Luca Bertagnolli non è solo un appassionato: è una persona nota nell’ambiante sciistico. Istruttore nazionale, ex campione del mondo nella categoria master. E poi, guida di un’atleta ipovedente condotta ben 10 volte sul gradino più alto del podio nei Campionati Italiani (e anche a vincere una medaglia d’argento). Oltre a essere uno sportivo, Bertagnolli è anche mental coach. Difficile per un personaggio tanto dinamico appendere passione e sci al chiodo. L’11 marzo, però, è stato cosìì. Dall’oggi al domani. Senza preavviso. Con qualche asettica riga su un Dpcm, quello che ha spento lo sci e ha costretto Bertagnolli a chiudere anche le porte del suo studio, dove riceve chi si rivolge ai suoi servizi di “allenatore psicologico”. «Sono stato obbligato a fermarmi e “rinchiudermi” in casa. Non ero abituato». 

Come ha reagito allo stop forzato?

«La vita mi ha sempre allenato al problem solving. Prima come atleta, dato che dovevo gestire le difficoltà degli allenamenti; poi da psicologo, dovendomi adattare alle esigenze dei miei clienti. In questa occasione è stato diverso».

In che senso?

«È un’esperienza diversa per ognuno. Così, mi sono auto-analizzato». 

Come?

«In un primo periodo mi sono dedicato a riscoprire me stesso e i rapporti umani. Tutte cose che il ritmo frenetico pre-emergenza sanitaria mi aveva fatto trascurare. La cura personale mi ha permesso di gestire nel miglior modo possibile l’ansia e le preoccupazioni». 

Oltre all’aspetto psicologico come ha agito?

«Ho fatto esattamente come quando lavoro: ho cercato di risolvere quello che era un “problema”. È essenziale scandagliare e ipotizzare tutte le strade possibili per uscire dallo stato di inerzia che ci domina in questo momento. Ho dovuto reinventarmi. E ho imparato qualcosa di nuovo».

Davvero?

«Il termine imparare è importantissimo, perché è proprio vero che non è mai troppo tardi per farlo. In una situazione come questa bisogna crearsi delle competenze che saranno utili in  futuro. Nel mio caso è stato fondamentale approfondire le mie conoscenze tecnologiche. Da quando ho dovuto iniziare a lavorare a distanza, mi sono adattato e ho provato varie piattaforme che permettono di organizzare conferenze e incontri online, ho caricato dei webinair (seminari online, ndr) e molte altre cose. Ora, ho acquisito queste competenze. Un domani, sicuramente, mi torneranno utili dal momento che tutti dovremo adattarci a un’economia completamente diversa finita l’emergenza».

Lo dicono in tanti. Anche esperti…

«Sarà certamente così. Non ho dubbi».

In che modo cambierà l’economia, secondo lei?

«La gente si è resa conto che stando a casa, sul divano, attraverso il cellulare può far arrivare davanti alla porta prodotti provenienti da tutto il mondo». 

Questa dinamica c’era anche prima dell’emergenza.

«Infatti, ma era già un problema. Il virus ha aggravato la situazione. Il commercio online ha subito una notevole crescita; tutti i negozi ne risentiranno. L’economia del futuro sarà online».

In che modo l’economia modificherà le abitudini del singolo?

«Tutti saremo costretti a rimboccarci le maniche e lavorare in gruppo. Si uscirà tutti uniti da questa crisi. Non vedo altre alternative». 

Cambierà solo il modo di lavorare?

«No. Si ritornerà a dar valore all’economia basata sul risparmio, come quella dei nostri nonni. Cambieranno i paradigmi sia della produzione sia del consumo dei beni».

Ci lascia un consiglio che può tornare utile?

«Il mio consiglio spassionato è quello di non perdere tempo durante la quarantena. L’emergenza deve essere vissuta come un’opportunità per crearsi delle strade nuove per la ripartenza dato che sarà impegnativa».

(si ringrazia Giovanni Bianchini per aver raccolto e confezionato l’intervista)

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