La disabilità intellettiva e il virus: «Ora la gente può capire il significato della libertà negata»

La disabilità intellettiva e il virus: «Ora la gente può capire il significato della libertà negata»

 

Il Coronavirus si è preso la scena. E noi, al momento, dobbiamo rimanere dietro le quinte. O meglio “dentro” le quinte. Perché il rischio di contagio è ancora troppo elevato. Ma il motivo per cui i rapporti con l’esterno sono stati azzerati, e la quotidianità si sviluppa soltanto fra le mura domestiche, non può essere compreso da tutti: non dalle persone con una disabilità intellettiva. Il Coronavirus ha stravolto anche le loro vite: in che modo?  

Per capirlo, abbiamo idealmente bussato alla porta di Dalmazio, un ragazzo con un sorriso illuminante, un inseparabile amico a quattro zampe al suo fianco. E una famiglia di valore e valori: «Dalmazio è tranquillo – racconta la madre, Milena Fistarol -. Essendo tutti noi a casa, vive questa fase come se fosse una domenica prolungata nel tempo. Non ci si può muovere? Bene, allora facciamo quel che piace a “Dalmy”: ascoltiamo musica, osserviamo dalla finestra, guardiamo un film, giochiamo, impastiamo la pizza o inforniamo una torta». 

Dalle parole di Milena traspare una profonda serenità: «Anche se questa situazione anomala mi provoca un po’ di stanchezza e di preoccupazione. Ma sento pure un senso di pace. Perché mio figlio è tranquillo: abbiamo tempi più dilatati e tutto viene svolto con molta più calma». 

Mamma Milena riavvolge il nastro delle sue emozioni e torna al momento in cui è scoppiata la pandemia: «Il primo pensiero è stato quasi egoistico, non lo nascondo. Ho pensato che forse adesso le persone potranno realmente comprendere cosa significhi non avere la libertà di agire, di muoversi, di poter fare ciò che si desidera in un periodo di tempo prolungato. Quel periodo che, in fondo, è la nostra vita. Sembrerà un paradosso, ma mi sono sentita più compresa. Perché questa condizione accomuna tutti, non c’è diversità in alcun ambito: il virus non fa distinzioni». 

Le conseguenze del Covid-19 rappresentano una sfida: «Sì, una sfida della vita, in cui viene messa alla prova la pazienza dell’essere umano. A quel punto emergono i sentimenti più contrastanti: l’amore, orientato alla comprensione. O la rabbia». Il pensiero di Milena corre ben al di là delle mura domestiche: «Mi capita di pensare ai ragazzi e ai bambini che hanno difficoltà di natura comportamentale. So che per i loro familiari si tratta di una prova ulteriormente dura. E mi auguro che trovino la forza in loro stessi». 

Insomma, quando la noia prende il sopravvento e il lamento la fa da padrone, pensiamo a Dalmazio: il suo sorriso e quella mano posata dolcemente sull’amico a quattro zampe valgono più di qualsiasi raccomandazione. E di qualsiasi esempio. 

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