Tra due giorni, a Mestre, prenderà parte al convegno organizzato dalla Cisl regionale sul tema “Il Veneto nelle nuove rotte economiche globali. Porto di Venezia e autostrada A27”. Ma in tema di infrastrutture, il presidente della Provincia, Roberto Padrin, fissa già dei punti fermi: «Treno e strada, o autostrada, non possono essere messi in contrapposizione, in un aut-aut che blocca tutto. Si tratta di due vettori diversi, con modalità trasportistiche differenti e diverse finalità. Sul treno delle Dolomiti c’è il Ptcp provinciale, approvato dalla giunta Reolon nel 2008, che individua il percorso più rapido per arrivare da Venezia a Cortina a scopo turistico, attraverso la Valboite; e sempre nel Ptcp c’è pure il progetto della Feltre-Primolano, come segmento strategico. Ma dobbiamo pensare anche al trasporto delle merci, che non è attuabile con un treno a scopo turistico. E a collegare in modo migliore le altre aree della provincia. Credo che lo sbocco a nord stradale potrebbe essere fondamentale per un’area come quella del Comelico. Senza contare che le opere compensative porterebbero benefici per il completamento della viabilità secondaria in altre aree; e che eventuali pedaggi potrebbero rimanere in loco, a disposizione del territorio. Dobbiamo parlarne in maniera seria, studiando tutte le soluzioni possibili».
In ogni caso, il treno non esclude la viabilità su strada: «Tutte le soluzioni infrastrutturali che possono portare benefici al Bellunese devono essere prese in considerazione e analizzate seriamente, senza preclusioni». Nell’incontro di Mestre potrebbero nascere ulteriori spunti: «La vicinanza con Venezia è uno strumento eccezionale per lo sviluppo turistico delle Dolomiti bellunesi e anche per il mantenimento e l’ampliamento dei rapporti commerciali delle nostre aziende – sottolinea il presidente della Provincia -. Quindi, poter collegare più velocemente e in maniera più strategica il capoluogo regionale con il nostro territorio è una partita che dobbiamo giocare fino in fondo. Anche cercando i collegamenti con le aree austriache al di là delle Alpi. In questo modo, Belluno da periferia diventerebbe centrale, con evidenti benefici per le nostre comunità, anche sotto l’aspetto demografico».