Aiuti concreti per le attività piegate dalle chiusure imposte dai Dpcm governativi. La richiesta di regole chiare e applicabili. E tante, grandi e piccole, grida d’aiuto. L’onda lunga della manifestazione dello scorso 2 novembre in Piazza dei Martiri si è materializzata ieri pomeriggio al ristorante “Case&Cesa 3.0” di Limana.
A renderla concreta il movimento civico “Belluno Sviluppo e futuro” di Ivan Marchetti e Martino Fogliato, che ha radunato attorno ad un tavolo (letteralmente, con buona pace delle misure anti – contagio: ma almeno tutti avevano la mascherina) baristi, ristoratori e notabili della Lega bellunese: il senatore Paolo Saviane, il consigliere regionale Giovanni Puppato e il coordinatore provinciale Franco Gidoni. E ancora, consiglieri comunali e Gherardo Manaigo, dell’Hotel “De la Poste” di Cortina, in procinto di partire per Roma con le richieste per il governo di M.i.o (Movimento imprese dell’ospitalità) di cui è vicepresidente esecutivo.
Sul tavolo una serie di richieste, già messe nero su bianco dai ristoratori di “Treviso Imprese Unite”. «Loro sono molto organizzati – spiega Massimo Bortoluzzi dell’Osteria Al Ponte – e hanno stilato un documento molto dettagliato, con precise richieste di tipo fiscale, di aiuti economici, di congelamento delle tasse. Documento che ho consegnato nei giorni scorsi in Prefettura».
«Noi stiamo studiando a fondo le norme – le parole di Fogliato – perché potrebbero esserci dei profili di incostituzionalità all’interno dei dpcm. Ci stanno arrivando molte domande da imprenditori e operatori del settore della ristorazione. E anche le sanzioni previste hanno qualche fragilità sotto il profilo legale».
I ristoratori si sentono beffati: «Aprire alle 12, con il distanziamento, e chiudere alle 18. Che senso ha? Così facendo, si mette in ginocchio un intero settore» Già, anche perché i benedetti ristori sono tutt’altro che sicuri. Ed in ogni caso, non basteranno a superare la crisi.
Ce n’è per tutti. Per il governo, naturalmente. Ma anche per il governatore Zaia. Ed è valzer di colori. Bortolussi: «Ci fa tenere aperto ma poi continua a ripetere alla tv di non uscire di casa. Così facendo diventa complice del bombardamento psicologico che si protrae da marzo. E per noi sarebbe meglio, a questo punto, diventare zona rossa e lottare direttamente per i ristori».
Insomma, si resta in attesa, In posizione scomoda. Come quella degli albergatori. «Io nella stagione invernale assumo 56 stagionali – fa di conto Manaigo – ma quest’anno che faccio? Non sappiamo ancora se le piste da sci saranno aperte oppure no. In ogni caso, io mercoledì sarò a Roma per portare alcune proposte. Ad esempio, perché non fare come in Germania? Lì ti fanno tenere chiuso ma ti danno l’85% del fatturato dell’anno precedente».