Calendario venatorio legittimo: gli animalisti scelgono di non discutere al Tar

Calendario venatorio legittimo: gli animalisti scelgono di non discutere al Tar

Prima il ricorso, poi il silenzio. L’associazione animalista che aveva bussato al Tar contro la caccia al cervo non ha avuto nulla da dire, ieri (mercoledì 23 settembre). All’udienza per la discussione della sospensiva sul calendario venatorio integrativo provinciale, i ricorrenti hanno rinunciato a discutere la sospensiva. Di fronte alla correttezza dell’iter normativo seguito dalla Provincia ci sarebbe stato poco da fare.

«Indirettamente la scelta di rinunciare alla sospensiva, e quindi di ottenere un provvedimento inibitorio durante la stagione di caccia, conferma la piena validità del calendario provinciale e in concreto consente la prosecuzione dell’esercizio venatorio – commenta il consigliere provinciale delegato in materia, Franco De Bon -. La Provincia ha rispettato tutte le procedure previste dalla legge e ha richiesto due pareri all’Ispra – il massimo organismo del Ministero dell’Ambiente -; uno a giugno per il calendario venatorio, e uno a luglio per il piano di prelievo degli ungulati. I pareri sono sempre stati positivi, a dimostrazione del fatto che è stato seguito l’iter corretto e della legittimità della proposta di gestione faunistico-venatoria. Spiace solo constatare che la rinuncia alla discussione della sospensiva sia un modo per temporeggiare, senza entrare nel merito della questione».

Una questione, quella del sovrannumero degli ungulati, che la Provincia ha cercato di affrontare insieme agli altri soggetti attivi sul territorio, agricoltori in testa, fin dalla primavera del 2019, con l’istituzione del“Tavolo Verde” con rappresentanze del mondo agricolo e del mondo venatorio. «Un’iniziativa per rispondere alle esigenze del settore primario, che da tempo chiede di contenere la popolazione di cervo e del cinghiale, e di prevenire i danni alle coltivazioni – continua il consigliere De Bon -. Danni che sono passati dai 39mila euro del 2015 ai 401mila euro del 2019, con una media di 350 incidenti stradali l’anno».

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