«Basta parole, ora un impegno concreto». E’ ciò che chiede Peraltrestrade ai settanta candidati bellunesi per due posti in consiglio regionale. Il tema, scottante, è la sanità di montagna.
«Da oltre un quinquennio – si legge nella lettera aperta dell’associazione – è in attuazione un progetto che lentamente ma inesorabilmente sta riducendo le prestazioni sanitarie nell’alta valle del Piave, soprattutto quelle erogate dai presidi ospedalieri, in contrapposizione a un aumento di spesa, anche consistente, nella riqualificazione immobiliare degli stessi».
Un taglio continuo e inesorabile di servizi che «obbliga gli abitanti di Cadore/Ampezzo/Comelico a fare riferimento agli ospedali di Belluno e Feltre, distanti tra i 50 e i 110 chilometri. A questa complicazione bisogna aggiungere il tempo necessario per il viaggio che va a tutto detrimento della velocità d’intervento, sempre importante e talvolta vitale. La disponibilità dell’eliambulanza, preziosa e irrinunciabile, non può garantire la copertura necessaria essendo limitata dal maltempo, dagli orari notturni e dall’essere l’elicottero già in missione. Nei casi di degenze, poi, l’assistenza familiare viene mortificata se non compromessa».
Non solo: si sono persi anche molti posti letto ospedalieri. E inoltre, continua Peraltrestrade, «si è ridotta l’operatività, o sono stati declassati a unità operative molti reparti (ostetricia e ginecologia, pediatria, cardiologia, radiologia, psichiatria e laboratorio analisi chimico-microbiologiche), cosicché a Pieve rimane solo la titolarità di tre primariati: medicina, Suem e chirurgia, ma a scavalco con altri ospedali della provincia. Il personale medico e sanitario in genere è stato ridotto, per cui alcuni servizi sono erogati a part-time; gli ambulatori per esterni hanno visto negli anni un impoverimento delle prestazioni a vantaggio di quelli della Val Belluna. Ciò obbliga pazienti anche in condizioni di sofferenza, anziani e non sempre automuniti, a trasferte che spesso durano oltre le quattro/cinque ore, a cui si aggiungono i disagi e la pericolosità del periodo invernale».
E quindi? «Riteniamo che sarebbe preferibile spostare uno specialista ambulatoriale una sola volta, da Belluno/ Feltre a Pieve, concentrando le prenotazioni, invece che far viaggiare molti pazienti, in giorni diversi, per la Val Belluna. E per quanto riguarda la medicina territoriale, alla riduzione dei servizi ospedalieri deve obbligatoriamente fare riscontro un potenziamento delle cure e dell’assistenza domiciliare».