«Stabilizzare le risorse per la montagna e pensare a una normativa comune che permetta di pensare all’utilizzo coordinato delle azioni». Dal palco degli Stati Generali della Montagna, a Roccaraso (Aquila), arriva la proposta del deputato bellunese, Roger De Menech (Partito democratico).
«Abbiamo ormai un’esperienza consolidata e un’abbondante quantità di dati che indicano tendenze e misurano l’efficacia degli strumenti – prosegue -. Restano sul tappeto numerosi problemi, primo tra tutti lo spopolamento da cui originano tutti gli altri. Le azioni hanno frenato l’abbandono della montagna, ma non lo hanno arrestato. Con le persone se ne vanno le scuole, i piccoli commercianti chiudono, faticano a nascere nuove imprese, si creano nuove fratture tra zone alte e fondovalle».
Nel Bellunese è evidente, per esempio, la dinamicità della Valbelluna mentre le altre aree della Provincia faticano. «Possiamo affrontare questi fenomeni presenti un po’ ovunque in Italia sulle Alpi, sugli Appennini e nelle isole in due modi complementari. Il principio ribadito dal ministro Boccia che i diritti universali non sono negoziabili, e quindi salute e istruzione devono essere garantiti sempre e ovunque, è un cardine importante. Perché, per offrire quei servizi nelle aree interne e lontane dai centri urbani, servono investimenti pubblici per la connettività, vie di comunicazione veloci e sicure e, aggiungo, molta creatività per riconfigurare i servizi. In parte si sta facendo, dalla fin del prossimo anno, tutti i comuni bellunesi saranno connessi con la banda larga. In altri settori c’è ancora molto da fare».
Senza considerare le risorse legati ai Fondi di Confine, i Fondi Letta, quelli per le aree interne: «La nostra priorità al momento è capire come stabilizzare nel tempo questi provvedimenti, come renderli strutturali e non più straordinari, dipendenti da questa o quella maggioranza parlamentare, dagli algoritmi del bilancio annuale. La seconda cosa da fare è mettere insieme i fondi perequativi con gli strumenti strutturali, i proventi dei Canoni idrici, i fondi europei distribuiti attraverso i Gal, le risorse della Fondazione Cariverona e quelle del Consorzio Bim. Solo così potremo dare maggiore forza agli interventi».