«Pochi lavoratori significa pochissima sicurezza. Serve un piano industriale, a beneficio di chi lavora, ma anche degli utenti della viabilità». La Filt Cgil torna a parlare di Veneto Strade. Lo fa all’indomani dell’infortunio occorso a una delle “tute arancioni” dell’azienda regionale, tornato a casa con un trauma cranico e 20 punti di sutura sul volto da una “normale” giornata di lavoro (stava falciando l’erba delle cunette laterali, quando una parte del macchinario gli è finita addosso).
«Le condizioni di lavoro non consentono più ai lavoratori di svolgere la propria attività quotidiana in sicurezza, e il blocco delle assunzioni ha ormai ridotto il personale ai minimi termini – afferma Alessandra Fontana, segretaria provinciale Filt Cgil -. I chilometri di strade rimangono sempre gli stessi, ma i lavoratori continuano a calare. Da anni chiediamo all’azienda e alla proprietà, alla Regione Veneto, un piano straordinario di assunzioni: ad oggi in provincia abbiamo avuto solo 6 assunzioni negli ultimi dieci anni, insufficienti anche solo a coprire il turnover normale di un anno di lavoro».
Il sindacato da anni denuncia la situazione. E prima della pandemia era riuscito sottoscrivere un protocollo con il riconoscimento dell’assunzione di 14 persone (tra strada e uffici) nel Bellunese nel 2020. «Seppur ancora insufficiente rappresentava comunque un segnale di attenzione per la viabilità della montagna – continua Fontana -. Oggi tutto è sospeso e gli operatori su strada, in attesa del riconoscimento del loro status di gravosi per il pensionamento, continuano a infortunarsi. Non è più rinviabile l’adozione di un vero piano industriale per la viabilità bellunese, con un progetto straordinario di assunzioni negli anni che garantisca la sicurezza di tutti sulle strade e che permetta una reinternalizzazione di tutte quelle attività che sempre più vengono esternalizzate negli appalti».