«Riaprire subito il trasporto pubblico locale. Ecco perché non abbiamo sottoscritto alcuna proroga degli ammortizzatori sociali in Dolomitibus». La Filt Cgil lancia l’appello. Con una domanda: se la “fase 2” ha visto la riapertura pressoché totale di aziende e servizi, perché i mezzi pubblici restano in emergenza?
«Davvero possiamo correre il rischio che i cittadini bellunesi facciano altre scelte sciagurate e inizino ad affezionarsi alla viabilità privata, ognuno con la sua auto? – si chiede Alessandra Fontana, segretaria provinciale Filt -. Perché nel medio periodo, in assenza di mezzi di trasporto capillari e diffusi, il rischio c’è: chi può viaggia con la propria auto e chi non può, semplicemente, non viaggia o trova forme alternative, come car sharing o noleggio privato. E le zone più fragili della nostra provincia rimarranno ancora più isolate, i nostri cittadini più deboli privati dei loro diritti costituzionali».
Il tema del tpl è quanto mai complesso. Tanto più in questa fase ancora emergenziale. Perché da un lato c’è il servizio da garantire. Dall’altra ci sono i bilanci da tutelare. Ovviamente, l’equilibrio sta nell’utilizzo dei mezzi da parte dei bellunesi. Ma con le scuole chiuse e due mesi di lockdown non è semplice riportare autobus e corriere a pieno regime.
«Ovviamente, condividiamo con Dolomitibus le preoccupazioni per la tenuta del bilancio della società e il rischio di scoperture economiche – continua Fontana -. Come in altre occasioni però ci permettiamo di ricordare a tutti che non si tratta di un’azienda indutriale che produce prodotti ma di un’azienda, per lo più a maggioranza pubblica, che garantisce diritti essenziali. E i diritti non possono essere soggetti a limitazioni o a restrizioni perchè non remunerativi economicamente. La Regione Veneto e il Governo devono garantire immeditamente delle risorse straordinarie per assicurare alle aziende la liquidità necessaria per riequilibrare i disavanzi causati dall’assenza di attività correlate al finanziamento. Non accettiamo che questi temporeggiamenti, che questo ritardo si scarichi sui lavoratori del settore cui non riusciamo a spiegare quale evento temporaneo e involontario giustifichi l’utilizzo degli ammortizzatori. Non accettiamo che Dolomitibus abbia già fatto scelte definitive sull’occupazione decidendo di non rinnovare i contratti a termine in scadenza a maggio 2020, malgrado il decreto rilancio concedesse la possibilità di proroga fino al 30 agosto. Gli unici ammortizzatori che servono al trasporto pubblico sono quelli meccanici, non quelli sociali».