Occhi puntati sulla legalità: «Il Covid non presti il fianco alla malavita»

Occhi puntati sulla legalità: «Il Covid non presti il fianco alla malavita»

Dopo il Covid, un altro virus. «Attenzione alle infiltrazioni della malavita». È l’appello della Filt e della Fillea Cgil di Belluno, che guarda ai cantieri di Vaia e alle grandi opere per le Olimpiadi. E si pone un dubbio: l’emergenza sanitaria non rischia di spalancare le porte agli affaristi da mercato nero?

«Guardiamo con preoccupazione alle modifiche introdotte dai recenti provvedimenti normativi (per lo più affidati a decreti d’urgenza e ad ordinanze della protezione civile)che vanno a incidere in maniera sostanziale sul codice degli appalti – scrivono i segretari territoriali di Filt e Fillea, Alessandra Fontana e Marco Nardini -. In particolare ci si riferisce alla possibilità di snellire le procedure di gara, di accelerare la scelta del contraente e la facoltà di adottare il criterio del prezzo più basso anche al di fuori delle ipotesi espressamente previste dal decreto legislativo 50/16. Non solo, ma importanti sono anche le modifiche in materia di subappalto e le modifiche in corso d’opera. Ancora, si registra la possibilità di ampliare l’istituto dell’autocertificazione e dei chiarimenti in caso di offerta anomala». 

Preoccupazioni che diventano un appello. A vigilare, innanzitutto. «Bisogna promuovere una vigilanza attività e specifica – continuano Fontana e Nardini -. In particolare da una parte consideriamo imprescindibile un controllo sul rispetto delle misure in materia di salute sul posto di lavoro, anche con la sottoscrizione di un protocollo territoriale sulla sicurezza, vincolante per le stazioni appaltanti e per tutti gli appaltatori; dall’altra una verifica ancora più attenta del rispetto della regolarità nella filiera degli appalti affinché l’emergenza e la straordinarietà del momento non diventino l’anticamera per situazioni di illegalità nel settore». 

Per concretizzare la vigilanza, il sindacato chiede la convocazione del tavolo di coordinamento in Prefettura con il coinvolgimento delle principali stazioni appaltanti: Rfi, Anas, Veneto Strade. «Serve l’adozione di un protocollo condiviso a riguardo, nell’interesse dell’intero territorio, di coloro che vi lavorano e di coloro che vi operano, e per scongiurare il rischio che diventi una terra di conquista in mano a imprese che operano sul filo della legalità». 

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