Spopolamento totale: anche gli uffici comunali risultano sguarniti. Lo dice la Cgil di Belluno, che ha analizzato i dati del conto economico della Ragioneria dello Stato. A oggi, secondo quanto dicono dal sindacato, mancherebbero all’appello oltre 500 dipendenti. Perché la differenza tra pensionati e nuovi assunti è fortemente negativa.
IL DATO
Nell’analisi della Cgil il numero con il segno meno davanti è 506: tanti i posti comunali persi per strada nel giro di dieci anni. Il conto è presto fatto. Nel 2007 i cessati sono stati 112, mentre gli assunti solo 96; tradotto, -16. Nel 2008, 131 assunti a fronte di 141 cessati (-10). Nel 2009, 56 assunti e 89 cessati (-33). La forbice sembrava ridursi nel 2010, con 91 nuovi assunti a fronte di 99 pensionati (-8). In realtà era solo l’inizio della discesa nel baratro: -35 nel 2011 e nel 2012; -28 nel 2013; -20 nel 2014. Poi, -120 nel 2015 (con 27 assunti e 147 cessati), -172 nel 2016 (98 assunti e addirittura 270 cessati) e -29 nel 2017.
LA RICHIESTA
Ovviamente, di fronte ai numeri c’è solo una cosa da fare: recuperare il terreno perduto. È la richiesta della Cgil. Anche perché a fronte della crisi sono stati i Comuni a costituire il primo baluardo di servizi. Già, ma come fanno le strutture municipali senza personale? Per questo servono rinforzi, dicono i sindacalisti.
IL COMMENTO DEL SINDACO
Tutto bene. Ma ritorna il vecchio refrain del dipendente pubblico.
«Siamo pienamente d’accordo con la necessità, segnalata dal sindacato della Funzione Pubblica della Cgil Belluno, di nuove assunzioni nei Comuni per tamponare i tagli subiti negli ultimi anni, ma allo stesso tempo va data la possibilità di cacciare dalle amministrazioni i fannulloni, che peggiorano i servizi ai cittadini e inguaiano i colleghi meritevoli». Luca De Carlo, deputato di Fratelli d’Italia e sindaco di Calalzo, non usa giri di parole. Sottolinea la necessità di rimpinguare le fila del personale dei Comuni, ma chiede anche «una riforma seria che premi i dipendenti meritevoli e dia la possibilità di allontanare i fannulloni».