«Il vero aiuto alle imprese è farle lavorare»: l’appello di Confartigianato

«Il vero aiuto alle imprese è farle lavorare»: l’appello di Confartigianato

«Accogliamo con piacere la nuova ordinanza della Regione Veneto che allenta la presa su alcune attività economiche. La ripartenza si impone come un obbligo immediato, altrimenti dovremo fare i conti con una serie di chiusure senza precedenti. Le conseguenze sociali, oltre che economiche, rischierebbero di essere incalcolabili». È quanto afferma la presidente di Confartigianato Belluno, Claudia Scarzanella, che torna sull’argomento della fase 2, e legge con ottimismo la nuova ordinanza annunciata dal governatore Luca Zaia. «La possibilità di riattivare la vendita da asporto è un’ottima notizia per gelaterie, pizzerie, laboratori di pasticcerie, gastronomie e altre attività di vendita di cibo, che dunque potranno produrre e commercializzare i loro prodotti, andando oltre i limiti imposti dalla consegna a domicilio – commenta la presidente Scarzanella -. Ripartono i lavori nei boschi e i privati possono farsi la legna, garantendo così una manutenzione dei nostri boschi fondamentale per evitare la proliferazione del bostrico, particolarmente pericolosa in questo periodo siccitoso. Come da noi chiesto, inoltre, viene superato il criterio dei codici Ateco per le imprese edili e sono permesse le ristrutturazioni con denuncia dell’attività; si tratta di misure fondamentali per agevolare la ripartenza dell’economia, pur con tutte le cautele richieste dalle disposizioni anti-contagio. La crisi era forte già prima del Covid. Per questo diventa fondamentale in questo momento che le nostre imprese possano rimettere in moto il motore. Se la montagna sarà messa nelle condizioni di partire prima degli altri, grazie al minor rischio contagio rispetto alle grandi città, potrà avere una chance anche di rilancio».

In effetti, i dati di Infocamere sulla demografia d’impresa (aggiornati al 31 marzo 2020) parlano chiaro: prima ancora del lockdown si registrava già un deciso calo nel numero di attività. Soprattutto per quanto riguarda il settore del manifatturiero, dei servizi alle imprese (specialmente magazzinaggio e trasporti), e del commercio. «Un calo che purtroppo continua il trend negativo registrato negli ultimi dodici mesi – commenta il direttore di Confartigianato Belluno, Michele Basso -. Al 31 marzo 2018 contavamo 4.872 sedi d’impresa in provincia di Belluno. Lo scorso anno siamo arrivai a 4.758 (-2,3%). E quest’anno siamo a 4.720; significa che abbiamo perso 152 imprese in due anni, soprattutto nel manifatturiero (-76), nel metalmeccanico (-32) e nel commercio (-12). Il saldo aperture-chiusure solo dell’ultimo anno è di -43». «A tutto questo – sottolinea il direttore Basso – sappiamo già di dover aggiungere lo shock provocato dal lockdown e dall’emergenza sanitaria, che per molte attività stanno significando zero introiti e indebitamenti, creando quindi i presupposti per la chiusura».

Confartigianato Belluno ha già espresso la sua posizione sulle misure contenute nel decreto “Cura Italia”. E ha sottolineato l’insufficienza del peso economico nei primi aiuti alle imprese. «La verità è che l’aiuto migliore che possa arrivare agli artigiani è quello del lavoro – afferma la presidente Scarzanella -. Solo chi lavora può pagare debiti e dipendenti. Altrimenti, è costretto a chiudere. Per questo accogliamo con favore la nuova ordinanza regionale. E chiediamo al governo di agevolare una rapida riapertura per tutte le attività che sono costrette a tenere chiuso ancora per qualche tempo. Che la cura contro il virus non diventi la mazzata finale sulle aziende, perché in un territorio montano significherebbe accelerare lo spopolamento, senza possibilità di tornare indietro».

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