Animali selvatici senza freni, Coldiretti conta i danni: «Non ce la facciamo più»

Animali selvatici senza freni, Coldiretti conta i danni: «Non ce la facciamo più»

Danni incalcolabili in Sinistra Piave. Gli appassionati della fioritura dei narcisi a Pian Coltura non potranno ammirare lo spettacolo quest’anno. E la quarantena non c’entra. La colpa è dei cinghiali, che hanno arato vaste zone di terreno, sollevando anche i bulbi dei fiori. Danni anche in Alpago e nel Feltrino, dove però è più facile calcolare il peso del lupo, dato che ogni volta che compare muoiono pecore o asini. «Così non si può andare avanti» denuncia la Coldiretti, che in periodo di lockdown sta registrando una presenza sempre più massiccia di animali selvatici.

«Solo sui Colli Euganei un’intera comunità di oltre 10mila esemplari di cinghiali danneggia vigneti e coltivazioni – commenta Coldiretti Veneto che ne conta circa 50mila in tutto il territorio regionale -. Oltre ai danni alle colture e al sistema idrogeologico, vanno considerati i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. Un pericolo denunciato recentemente dalla stessa virologa Ilaria Capua che ha parlato dell’effetto domino se oltre al coronavirus la peste suina passasse in Italia dagli animali selvatici a quelli allevati. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale anche in aree di elevato pregio naturalistico. A Belluno la situazione è difficile soprattutto per i cinghiali in Sinistra Piave e per il lupo in Alpago nel Feltrino. La riapertura del controllo al cinghiale, seppur con alcune limitazioni, è un segnale importante di attenzione alle attività agricole del territorio e per questo vanno ringraziate la Prefettura e la Provincia».

La preoccupazione degli agricoltori è grande. E va ben oltre i danni provocati alle colture. «Il numero delle bestie in giro per i campi è superiore ai lavoratori stagionali che in questo periodo dovrebbero garantire le forniture alimentari raccogliendo frutta e verdura nelle serre e nelle aziende agricole del territorio» afferma Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto. E mentre le iscrizioni sul portale “JobInCoutry” aumentano ogni giorno, sulla mancanza di stagionali in agricoltura continua il pressing diplomatico di Coldiretti per sbloccare la manodopera straniera ferma nei Paesi d’origine a causa dell’emergenza sanitaria. In particolare per la disponibilità di personale rumeno che in Veneto è la comunità più numerosa delle circa 70mila unità presenti stagionalmente sul territorio. «Dopo aver registrato la collaborazione con l’Ambasciata della Romania – continua Salvagno -, sottolineiamo, per il tramite del presidente Luca Zaia, la disponibilità del Consolato Generale della Repubblica di Moldova a Milano per l’impiego nei campi della comunità moldava costretta a rimanere in Italia. Si tratta di gesti importanti che mettono in luce una certa attenzione alle problematiche delle imprese agricole venete».

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