De Carlo: «Il settore turistico va detassato o si rischia una strage»

De Carlo: «Il settore turistico va detassato o si rischia una strage»

 

Detassare il settore turistico per evitare la moria delle attività: la richiesta arriva dal deputato e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, che raccoglie l’appello lanciato al mondo della politica da Andrea Forni, ristoratore di Lozzo di Cadore.

«Il turismo è la prima economia del Veneto, dalle Dolomiti al mare – ricorda -. Da quasi due mesi stiamo assistendo a chiusure di attività e disdette di prenotazioni, abbiamo perso metà stagione invernale, quella primaverile e ci sono ancora grosse perplessità su quella estiva. Se non vogliamo assistere a una strage di imprese e di posti di lavoro, è necessario intervenire subito».

De Carlo pensa all’intero indotto: «Alberghi e ospitalità in genere, certo, ma anche i bar, i ristoranti, le pizzerie, i rifugi di montagna, gli stabilimenti balneari. Imprese messe in ginocchio e che hanno bisogno di sostegno per ripartire. Un sostegno concreto, però: non sono sufficienti i 600 euro, o gli 800 come pare sarà previsto nei prossimi provvedimenti. Come si possono pagare affitti, dipendenti, bollette, con quei soldi e l’attività bloccata? Serve detassare l’intero settore, bloccare i pagamenti per quest’anno e farli ripartire quando potrà essere riavviato il sistema turistico. Non possiamo continuare a premiare con il reddito di cittadinanza i nullafacenti e spremere chi lavora, sperando che si accontenti di un’elemosina».

Il sindaco di Calalzo ha poi un pensiero particolare per le attività di montagna: «Nel solo Bellunese, da gennaio a marzo 2020, quindi anche in epoca pre-epidemia, hanno già chiuso 150 imprese, il secondo peggior risultato nell’ultimo decennio. In molte zone della provincia, i bar e ristoranti sono luoghi di ritrovo tanto per le persone di una certa età, quanto per i giovani. Svolgono una funzione sociale di aggregazione e sono l’occasione per le persone sole di poter scambiare due parole con qualcuno. Se chiudono anche questi punti, cruciali per la vita dei paesi, allora tutti i discorsi che da anni continuiamo a fare contro lo spopolamento della montagna non avranno più alcun senso».

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