«Fateci riaprire le imprese artigiane: è più alto il rischio paralisi»

«Fateci riaprire le imprese artigiane: è più alto il rischio paralisi»

«Teniamo accesa l’economia locale: facciamo riaprire le piccole imprese artigiane». È un appello accorato quello di Confartigianato Belluno. Una richiesta che è stata inviata a tutti i parlamentari bellunesi e che senza dimenticare l’emergenza sanitaria in corso guarda dritto al dopo, a quando ripartiranno normalmente le attività, le aziende e la vita normale.

«Non possiamo nasconderci il rischio che il blocco prolungato possa mettere in ginocchio le imprese a tal punto da causare una chiusura e quindi un impoverimento del tessuto imprenditoriale della nostra provincia» afferma la presidente di Confartigianato Belluno, Claudia Scarzanella. «Per questo abbiamo scritto una lettera a tutti i parlamentari bellunesi, spiegando qual è la situazione delle aziende della montagna, spesso monoaddetto e caratterizzate da una conduzione famigliare, con la classica struttura “casa-bottega” che quindi non comporta spostamenti tali da mettere in discussione le misure di contenimento del Covid-19. Il rischio di contagio è veramente basso, mentre è altissimo il rischio di shock economico».

Confartigianato Belluno aveva sollevato la questione già all’indomani della firma del Dpcm 22 marzo. Il dubbio era che una divisione tra le aziende abilitate a tenere aperto e le aziende obbligate al blocco basata esclusivamente sui codici Ateco non fosse lo spartiacque più corretto, specialmente per il territorio bellunese. «In questo modo, molte realtà artigiane monoaddetto oppure con un solo collaboratore familiare e magari svolte in laboratori contigui all’abitazione rientrano nell’elenco dei codici Ateco al pari delle aziende con dipendenti, pur operando senza contatto con il pubblico – sottolinea la presidente Scarzanella – Senza contare il caso, ancora più frequente, di aziende con solo titolare che vengono svolte nello stesso Comune di residenza e che ora devono rimanere chiuse, anche se non si riscontra nessun pericolo per la salute dell’imprenditore né di terzi nel trasferimento tra casa e bottega».

Con queste premesse, Confartigianato si rivolge ai parlamentari bellunesi. E chiede di sensibilizzare il Governo prima della firma del nuovo Dpcm, in modo che siano tenute in considerazione anche le piccole realtà aziendali, in cui la riapertura delle attività non compromette in alcun modo le misure di contenimento del contagio. «Sarebbe un segnale di apertura per l’economia – conclude la presidente Scarzanella -. Ma anche per i cittadini. Teniamo sempre in mente che il nostro territorio deve fare i conti con lo spopolamento e che in molti casi le aziende artigiane rappresentano un servizio per le comunità di montagna. Perdere imprese, significa spegnere il Bellunese».

Pronta la risposta di Luca De Carlo. «Considerata anche l’assenza di risorse stanziate dal governo per queste realtà artigiane, concedere loro di riaprire rappresenta l’unica possibilità per non farle morire, oltre che dare un segnale di vita e speranza a cittadini, imprenditori e lavoratori – dice il deputato di Fratelli d’Italia -. Chiedo dunque al governo di prendere in considerazione la richiesta di un settore che è parte fondamentale dell’economia delle nostre piccole comunità».

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