«Belluno sceglie di non decidere»: la partita delle infrastrutture secondo l’assessore regionale De Berti

«Belluno sceglie di non decidere»: la partita delle infrastrutture secondo l’assessore regionale De Berti

«A Belluno non si potrà mai fare niente, finché il territorio decide di non decidere». Affermazione forte e decisa quella di Elisa De Berti. L’assessore regionale alle infrastrutture si riferisce al “treno delle Dolomiti”. Ma l’affermazione non è azzardata neanche per altri temi che riguardano lo sviluppo del Bellunese. Autostrada, caroselli sciistici, varianti stradali… tutto fermo (o quasi) nel mantenimento di uno status quo che rischia di ammazzare la provincia dolomitica.

Come mai? «Non lo so – dice De Berti -. So solo che il territorio continua imperterrito ad aggravare il percorso decisionale. Lo vedo sul “treno delle Dolomiti”, ma anche su altri temi».

Qualcuno dice che la Regione vuole imporre le sue decisioni.

«Direi che è l’esatto contrario. Che la Regione ha lasciato il pallino della scelta al territorio. Ma a quanto pare il Bellunese non sa decidere cosa vuole».

Esempio “treno delle Dolomiti”? La Regione propone due alternative di tracciato per congiungere Calalzo a Cortina (Val Boite o Val d’Ansiei) e i sindaci se ne escono con la terza via, un misto di Val d’Ansiei e di Val Boite.

«Avrei dovuto dare la risposta entro fine dicembre, in modo da avviare tutti gli studi di fattibilità sull’opera. L’ingegner Moroder (che si sta occupando degli approfondimenti tecnici e trasportistici, ndr) ha chiesto una proroga fino a febbraio. In tutto questo, all’inizio di dicembre è venuta da me una delegazione di sindaci dell’Agordino, per propormi il quarto tracciato, quello che arriva fino ad Agordo e Caprile e poi in tunnel sbuca a Cortina».

Quindi, i due tracciati iniziali sono raddoppiati. E i tempi?

«A Belluno hanno sempre detto che deve essere il territorio a prendere le decisioni. Allora che il territorio mi chieda di bloccare tutto per analizzare il quarto tracciato. I sindaci mi hanno detto che arriverà una richiesta ufficiale, per inserire all’interno dell’esame anche l’ultima alternativa. Benissimo, ma allora ne parleremo a fine 2020, certamente non prima. Ricordo la scelta del tracciato poteva essere fatta tre anni fa. Se fosse stato così, oggi sarebbe in corso il progetto di fattibilità tecnico-economica. Avremmo potuto parlare di treno per le Olimpiadi. Siamo all’ennesimo tracciato che il territorio che vorrebbe decidere non decide. E intanto chiede di dedicare ancora tempo alla scelta. Questo è il modo migliore per non fare niente».

Che poi bisognerebbe capire se il treno è davvero il vettore di cui ha bisogno il territorio bellunese… Non sarebbe più semplice intervenire sulla rete stradale?

«Se il territorio lo chiede…».

A proposito, è arrivato il via libera per la riclassificazione, che apre il “rimpasto” di Veneto Strade, con l’ingresso di Anas.

«Una soluzione che ho individuato con Anas e Veneto Strade, appositamente per la Provincia di Belluno. Ce li ricordiamo tutti gli inverni di fuoco e le riunioni a Villa Patt, dove Veneto Strade minacciava licenziamenti e cessazione del servizio? La Provincia di Belluno ha subito l’azzeramento dei fondi statali per la viabilità e non era in grado di pagare la convenzione con Veneto Strade. L’ingresso di Anas era l’unico percorso possibile. Anche su questo, però, mi pare di capire che a qualcuno, a Belluno, non vada bene».

Quinto Piol? L’ex assessore provinciale alla viabilità dice che così Belluno perde ogni peso decisionale e anche il servizio potrebbe risentirne di conseguenza.

«Mi risulta che Piol sia ancora nel cda di Veneto Strade. Dov’era quando c’era da proporre qualche soluzione? Io resto dell’idea che questa era l’unica soluzione percorribile. La scelta era quella di tamponare di anno in anno con risorse raccogliticce e passare inverni caldi; oppure trovare una soluzione strutturale per permettere a Veneto Strade di lavorare serenamente. Adesso si tratta di scegliere bene il modello di governance».

Quale potrà essere?

«Quello di Veneto Strade che ha sempre garantito puntualità ed efficienza. Non è che perché Anas entra, allora cambia tutto. Anas porta risorse per gli investimenti. Tant’è vero che c’è già l’accordo per sistemare l’incrocio di Auronzo per il passo di Sant’Antonio; e c’è l’accordo da 8 milioni per la galleria Pala Rossa di Lamon».

Anas intanto è in grave ritardo sul Piano Cortina 2021. I cantieri sono fermi al palo e i lavori dovevano essere conclusi in tempo per i Mondiali.

«Dicono che i ritardi sono imputabili alla Regione, che avrebbe chiesto di evitare il procedimento di valutazione impatto ambientale. Non è assolutamente vero. Quando sono state stanziate le risorse, si conosceva perfettamente il problema delle varianti e dei tempi tecnici. Ma De Menech e Delrio avevano necessità di fare bella figura. E oggi siamo al punto di partenza. Io credo che il modello gestionale di Veneto Strade, con il nuovo assetto, vada anche a beneficio di Anas. Perché il problema di Anas è tutta la burocrazia a cui è sottoposta, per cui la filiera corta può aiutare anche nella gestione dei tempi. È una bella sfida anche per il ministero, che può capire dal Veneto come amministrare in maniera efficiente». 

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