Che qualcosa non stia funzionando è abbastanza chiaro. Perché altrimenti non si spiegherebbe la rabbia degli utenti degli ospedali. Le segnalazioni sono all’ordine del giorno, i disservizi pure.
C’è chi chiama e richiama il Cup (Centro unico prenotazioni) senza riuscire ad avere risposta. E c’è chi riesce a mettere in calendario una visita e poi si ritrova di nuovo in fila, in barba alle prenotazioni anti-Covid. È successo a un utente di Feltre. Quattro giorni per prendere appuntamento per le analisi del sangue, per poi trovare l’ingresso chiuso e altre 20 persone in attesa, tutte con la prenotazione per la stessa ora.
L’Ulss prova a spiegare il perché dei disservizi. «Prima dell’emergenza Covid, venivano gestiste circa 27mila chiamate al mese. Con la riapertura delle agende e la ripresa delle attività sanitarie dopo il lockdown arrivano ai call-center circa 50mila chiamate al mese – si legge in una nota dell’azienda sanitaria -. L’Ulss Dolomiti ha chiesto alla cooperativa che ha in appalto la gestione del call-center del Cup di raddoppiare le linee telefoniche e il personale. Sono state assunte 5 persone in più, ora in fase di formazione. I casi singoli di criticità e di maggiore urgenza, arrivati all’attenzione dell’azienda tramite gli Urp, sono stati presi in carico dai back office e prenotati».
Quanto ai prelievi e analisi, «dal 25 giugno, verificata la disponibilità di spazi e per far fronte alla consistente richiesta di esami post lockdown, al Centro Prelievi di Feltre sono stati aumentati i posti disponibili: da 3 a 4 pazienti ogni 5 minuti, dal lunedì al venerdì, per un totale di 130 pazienti nella mattinata – conclude l’Ulss -. Si raccomanda di presentarsi non prima di 10 minuti dall’orario dell’appuntamento per evitare la formazione di assembramenti. Ci scusiamo per il disagio».