Il nostro territorio è davvero una miniera d’oro. Una miniera di cose da scoprire.
E la strada dei cento giorni ne è una conferma.
Esempio di straordinaria ingegneria e di realizzazione in tempi rapidi, l’opera ha preso forma nel secolo scorso. Per l’esattezza, ci troviamo nel 1918. E non in un altro mondo, ma tra Belluno e Tovena: al Passo San Boldo.
Un’impresa incredibile: dovrebbe essere da esempio per i cantieri infiniti che imperversano sulle nostre strade.
Fino agli inizi del Novecento, quella era la mulattiera di “Canal de San Bold” e collegava la Valbelluna con le Prealpi trevigiane.
Il cantiere è stato avviato dagli austriaci, prigionieri dei russi, e dalle donne di Tovena: iniziato il primo giorno di febbraio 1918, è terminato il primo giugno dello stesso anno.
Le donne rimaste sole a casa – molte vedove di guerra o con il marito al fronte -si rimboccarono le maniche, piegate sotto il peso di cemento e attrezzi da portare. Un miracolo ingegneristico sei vero che tutte e cinque le gallerie sono state scavate sulla roccia con mezzi rudimentali dell’epoca.
La costruzione di questa strada ha unito definitivamente le due province di Belluno e Treviso, dando il via al passaggio di merci e viandanti.
In cima al San Boldo, la Muda. Un albergo in cui la gente trovava ristoro: proprio lì si pagavano i dazi per il passaggio delle merci.
Fin dall’antichità, il San Boldo è stato una via di comunicazione essenziale per il Bellunese, quasi strategica. Non a caso, proprio qui vi era una delle sedi delle Mude (le antiche dogane sparse per la provincia). Vino, sale, frutta: tutto passava per la Muda.
Negli anni Cinquanta, il San Boldo con il suo albergo diventato poi “Trattoria da Teresa”, attirava tanti turisti della domenica e villeggianti, che lasciavano la canicola trevigiana per respirare aria un po’ più fresca. Oltre a immergersi in lunghe camminate nel verde dei nostri sentieri.
Una zona da scoprire e riscoprire, quindi. Soprattutto in questa stagione.
Alla prossima curiosità!