Belluno propaggine della Germania. Sembra strano, ma è proprio così. Anzi, è stato così per quasi due anni. Effetti dell’8 settembre 1943, che anche tra le Dolomiti spaccò la popolazione in due: da una parte i convintamente antifascisti, dall’altra i convintamente sostenitori della Repubblica di Salò. Solo che nel Bellunese l’8 settembre produsse conseguenze ben più dirompenti. A cominciare dall’annessione dell’intero territorio al Terzo Reich.
Tutte le altre province non ancora liberate da partigiani e alleati facevano parte della Repubblica sociale italiana, con il governo fantoccio di Mussolini. Belluno, Trento e Bolzano invece furono annesse direttamente alla Germania. Ci vollero appena due giorni perché Hitler prendesse la decisione: neanche 48 ore dopo il proclama radiofonico di Badoglio (erano le 19.42 dell’8 settembre quando venne annunciato l’armistizio di Cassibile), il Führer istituì la Operationszone Alpenvorland, vale a dire la Zona di operazioni delle Prealpi (che comprendeva le tre attuali province dolomitiche), affidata a Franz Hofer. Tutto dipendeva direttamente da Berlino, per il tramite del Tirolo e di Bolzano. Con una bella differenza tra i tre territori: in provincia di Belluno infatti l’occupazione fu affidata principalmente a truppe altoatesine, che non lesinavano certo angherie e barbarie (un dato è particolarmente significativo: il 10% dei prigionieri del lager di Bolzano proveniva dal Bellunese). Inoltre, diversi Comuni appartenuti fino allora alle province di Trento e Belluno entrarono a far parte della provincia di Bolzano (Cortina, Livinallongo e Colle Santa Lucia), con un processo di “rigermanizzazione”.
Ma c’è di più. I 600 giorni di Terzo Reich furono terribili per il Bellunese. Le truppe di occupazione inaugurarono una vera e propria strategia terroristica per tenere in pugno la popolazione e fare in modo che non si avvicinasse ai partigiani. Villaggi bruciati, esecuzioni in piazza e stragi erano all’ordine del giorno. Alla fine della guerra Belluno conta un migliaio di morti, 300 feriti, 1.600 deportati e oltre 7mila internati.
Tutto finito il 25 aprile? No, perché la liberazione arrivò solo ai primi di maggio del 1945. Ma la provincia di Belluno tornò a essere Italia solo il 1° gennaio 1946, restituita dagli americani al governo italiano.