“Il Piave mormorava…” scolpito sulla pietra: ecco i segreti del Ponte della Vittoria

“Il Piave mormorava…” scolpito sulla pietra: ecco i segreti del Ponte della Vittoria

«Muti passaron quella notte i fanti. Tacere bisognava, e andare avanti…». 24 maggio 1915. L’Italia entra in guerra e aggredisce l’impero austrungarico. Con un richiamo aperto al Risorgimento e alla liberazione dallo straniero. Come dice la “Canzone del Piave”. E come recita anche il Ponte della Vittoria. Probabilmente sono in pochi a saperlo (anche perché il passare del tempo ha reso sempre meno leggibili le iscrizioni), ma sui pannelli decorativi della passerella più vecchia di Belluno c’è proprio il testo di E.A.Mario, il compositore del “Piave mormorava calmo e placido al passaggio…”. La prima frase della canzone è ancora ben leggibile. Ed è lì dal 1926. 

La costruzione cominciò nel 1923. Il 23 maggio del 1926 re Vittorio Emanuele III pose il concio di serraglia (la pietra che chiude la volta della campata). Poi, il 17 ottobre dello stesso anno, fu aperto al traffico. Il progetto porta una firma famosa. La stessa che c’è dietro i Ponti degli Scalzi e dell’Accademia (due dei tre passaggi – oggi quattro con Calatrava – che sormontano il Canal Grande a Venezia); la stessa del Ponte della Libertà, il grande collegamento tra Mestre e Piazzale Roma. Vale a dire Eugenio Miozzi.

Il progettista scelse la campata unica, un po’ ardita ma funzionale a evitare danni causati dalle piene del fiume (che all’epoca era spesso tutt’altro che calmo e placido). E optò per il cemento armato. Eppure, gli elementi decorativi non mancano affatto. Come i pannelli che riportano, scolpiti a caratteri cubitali, i passaggi più salienti della “Canzone del Piave”. Già, “il” Piave. Il fiume che per secoli era stato femminile e che proprio in quegli anni subisce la trasmutazione al maschile. Ma questa è un’altra storia…

     

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