Si apre la Fase Tre. E tornano i “Pensieri in quota” di Antonio G. Bortoluzzi.
Scrittore, premio Gambrinus-Mazzotti della montagna, finalista Premio Calvino; il suo ultimo romanzo “Come si fanno le cose” è pubblicato da Marsilio
Ospedale e casa, auto e corriera, lavoro e passeggiata, piazza e giardino: cominciamo a vivere di nuovo, nei compartimenti, nelle zone che prevedono regole diverse e via via meno rigide. E ci è chiaro che da una parte c’è il virus che ha ucciso, debilitato, isolato, messo in ginocchio le persone, le comunità, le Nazioni; e dall’altra c’è la paura del virus: una forma di epidemia che può avere effetti simili alla prima, ma la cui cura non può essere la stessa.
Nelle nostre menti abituate a progettare, immaginare, sognare, prefigurare – anche le cose più assurde, magnifiche e terribili – quando il seme della paura s’annida e germoglia dà frutti gravosi e amari.
E allora è il tempo di un pensiero benefico: milioni di uomini e donne, giovani e vecchi sono come noi, e possiamo ben dire che i milioni siamo noi. E questo grande peso della “paura del virus” non dovrebbe essere più una faccenda personale, ma collettiva e solo in questo grande mare potrebbe sciogliere e non mordere più alla gola.
È l’ora di uscire dalla casa-fortezza, guardarci negli occhi, rispettare le regole e avere fiducia.