La leggenda di Cornia: dalla ricca e avida città alle masiere

La leggenda di Cornia: dalla ricca e avida città alle masiere

 

Il nostro viaggio leggendario ci porta a Sospirolo, verso Gron.

Raccontiamo oggi la leggenda di Cornia: una storia che arriva da lontano.

Fin dall’antichità, Cornia era una città ricca. Talmente ricca che il sedere dei bambini veniva rinfrescato addirittura con il pane di frumento.

Un bel giorno arrivarono alla Pieve di Cornia due poveri viandanti che chiedevano la carità.

Ma gli abitanti erano così avidi che invitarono i due a lasciare quei luoghi.

Sapete chi erano questi poveretti? San Pietro e il Signore: «È possibile che in questa valle così ricca, nessuno ci aiuti?». 

Il Signore pensò che la troppa abbondanza di frumento e la conseguente ricchezza avesse reso il cuore degli abitanti troppo arido.

Decise quindi di andare in un campo e passò la mano sulle spighe rigogliose, piene di chicchi. Cominciò così a sgranare le piante. Pietro lo fermò: «Basta Signore, altrimenti non ne rimarrà per sfamare i bambini poveri e malati e per le ostie consacrate». La mano del Signore si fermò di colpo e lasciò alcune piante rigogliose.

Continuarono il loro cammino fino alla casa di una povera donna. Da fuori si sentivano i bambini piangere per la fame.

I due forestieri bussarono e chiesero la carità, ma la donna non aveva nulla da offrire.

Era talmente gentile e umile che il Signore le disse di andare a vedere nel suo forno. Con grande meraviglia la donna trovò una “pinza” ancora fumante.

Mangiarono felicemente insieme, i bimbi e i forestieri. Ma avevano sete e in casa non c’era nulla. Il Signore allora la mandò in cantina e trovò le botti vuote da tempo, piene di vino. La povera donna non vedeva tanta abbondanza da diversi anni, dopo che la morte del marito l’aveva fatta cadere in disgrazia.

A un certo punto il Signore le chiese di donargli suo figlio per continuare il cammino, raccomandandole di andare a letto presto quella notte e di non alzarsi per nessun motivo al mondo.

Le raccomandò poi di non affacciarsi alla finestra e di non guardare, qualsiasi cosa fosse accaduta.

La donna acconsentì e mandò il bimbo più grande, munito di un martelletto. Vide così i tre sparire lungo il sentiero che portava alla montagna. Arrivati in cima, il Signore disse al bambino di prendere proprio il martelletto e di sferrare un duro colpo alla roccia.

Si sentì un frastuono enorme in tutta la Pieve di Cornia e i massi cominciarono a scendere a valle.

La povera vedova dimenticò le parole del Signore, si affacciò alla finestra. E all’improvviso una scheggia le finì in un occhio: rimase cieca.

Il Signore, vedendo la scena, la rimproverò ma la perdonò: in fondo l’aveva ospitato, pur nella povertà. Passò quindi la sua mano sugli occhi della donna e riprese a vedere.

In seguito all’impetuosa caduta di massi, tutte le case vennero spazzate via, tranne quella della vedova che ancora oggi si può vedere.

Dopo due giorni, gli abitanti di Cornia a mani nude cercarono di scavare per ritrovare i tesori perduti. Ma nulla: l’avidità era stata punita.

Si racconta che alle masiere di Gron, sotto un enorme masso, ci sia un grande tesoro: nessun uomo finora è riuscito a spostarlo. Ci sarà un “Ercole”, da qualche parte, che riuscirà nell’impresa? Lo vedremo…

Alla prossima leggenda!

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