L’estate colora le nostre valli e le nostre montagne di albe e tramonti mozzafiato.
Ma anche di cieli azzurri e panorami incantevoli. E porta con sé il colore dell’oro, tipico delle spighe di frumento e orzo, accarezzate dal vento.
Un tempo quasi estinta, la coltivazione è ripresa ormai da anni in provincia: dal Comelico al Feltrino, fino all’Agordino.
L’orzo veniva coltivato già nel 1800 nei nostri territori. E la tradizione narra che la semina avvenisse tra aprile e maggio, mentre il raccolto a metà estate. O fine luglio, se la stagione era particolarmente calda e asciutta.
Cosa si utilizzava? Sesola o il faldin (falce) e mani avvezze al lavoro nei campi.
Dopo lo sfalcio, le piante venivano raccolte in fasci detti anche “manei” e lasciati sul campo per la prima essiccazione.
Poi venivano portati sui “pioi” di legno (i nostri balconi) ed esposti al sole, così da eliminare tutta l’umidità.
La trebbiatura o battitura, compito che oggi spetta alla macchina, un tempo avveniva solo a mano. E la decorticazione, esclusivamente a pietra.
Anche se le macchine come le trebbie hanno sostituito le tecniche manuali, nel Bellunese non mancano le rievocazioni di questi antichi mestieri.
Ma sopratutto, nei nostri campi, è tornato a splendere e ondeggiare l’oro, che nella tradizione è simbolo di vita e prosperità.
Alla prossima curiosità!