«L’apocalisse nel mio Libano: nube tossica, mia madre è barricata in casa»

«L’apocalisse nel mio Libano: nube tossica, mia madre è barricata in casa»

 

Le notizie che provengono da Beirut hanno sconvolto chiunque. Anche in Italia. E in particolare a Longarone, dove vive la famiglia Chreyha, originaria proprio del Libano: Ali, medico di base e vice sindaco a Palazzo Mazzolà, nel Paese del Vicino Oriente è nato, ha le sue radici, le sue amicizie. E i parenti più stretti: la madre, una sorella e due fratelli. 

Per il dottor Chreyha sono ore di profonda apprensione, in seguito al terribile scoppio che ha provocato oltre 100 morti: «È un disastro, un’apocalisse. Quando ho visto le immagini dell’esplosione, mi è tornata alla mente la bomba atomica di Hiroshima». I parenti del vice sindaco, comunque, stanno bene: «Ho contattato mia madre. La quale abita a circa 30 chilometri dal luogo dell’incidente. Pensava fosse il terremoto: la terra ha tremato e alcuni vetri sono andati in frantumi. Poco distante, invece, volavano i tetti». 

Ma ora c’è un altro problema: la nube tossica che ha invaso il cielo del Libano. E reso l’aria irrespirabile: «Sono barricati in casa, non possono uscire per alcune ragione. E devono utilizzare delle mascherine bagnate nell’acqua. Non nascondo che sono piuttosto preoccupato: respirare sostanze tossiche crea problemi respiratori di non poco conto. Ecco perché ho pregato mia madre di trasferirsi in via momentanea da mia sorella, che abita a circa 100 chilometri dalla zona dell’esplosione». 

Già, l’esplosione. Il dottor Chreyha è dubbioso: «C’è qualcosa sotto, troppe cose non tornano. I materiali infiammabili, nell’area del porto, erano sotto sequestro da 6 anni. Come è possibile che fossero ancora lì? E che siano esplosi proprio adesso?». 

Il medico e amministratore avrebbe raggiunto Beirut durante l’estate: «Poi però è scoppiata la pandemia e allora ho deciso di rinunciare. A proposito di pandemia, in Libano piove davvero sul bagnato. Perché il Covid-19 ha creato una situazione che era già insostenibile prima di questa tragedia, con i contagi cresciuti in maniera vertiginosa e gli ospedali ormai al collasso. Senza considerare il quadro economico: la moneta è crollata e il debito pubblico è spaventoso». 

In questo scenario a tinte fosche, però, c’è una luce abbagliante per il dottor Chreyha: «I miei stanno bene. E presto spero di poterli riabbracciare». 

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