Le società di Seconda categoria: «Troppi problemi ancora da risolvere»

Le società di Seconda categoria: «Troppi problemi ancora da risolvere»

 

Di seguito, l’unanime presa di posizione dei presidenti delle società che arricchiscono il girone R di Seconda categoria, dopo l’incontro avvenuto a Ponte nelle Alpi, lo scorso 1 ottobre. Ed è proprio il presidente del Ponte, Enrico Collarin, il delegato che rappresenta i massimi dirigenti del campionato 

 

L’incontro ha avuto toni fermi, ma pacati e si è svolto all’insegna della massima collaborazione e disponibilità delle parti per cercare di trovare una soluzione che permetta ai tesserati di svolgere serenamente e con la massima tranquillità possibile la loro passione sportiva, senza per questo compromettere la propria attività professionale e lavorativa. 

I problemi principali vertono sul punto di vista medico e purtroppo dalle Ulss 1 Dolomiti e 2 Marca Trevigiana non è giunta alcuna riposta alla missiva del 22 settembre, così come non sono giunte risposte chiare e univoche alle singole richieste di chiarimento sollevate dalle varie società nelle ultime settimane.

È stata ribadita l’importanza sociale che le società calcistiche svolgono per le nostre comunità cittadine e la costante e massiccia partecipazione dei tesserati agli allenamenti, segno questo delle necessità dei nostri giovani e delle loro famiglie di stare assieme e di svolgere attività fisiche in ambienti sani e protetti.

Tuttavia, pur nella unanime volontà di riprendere, si è sottolineato l’eccessivo carico di responsabilità che ricade sui presidenti, anche e soprattutto alla luce dei recenti protocolli Covid19.

Il problema principale è la gestione dell’isolamento fiduciario di 14 giorni in seguito a contatto con persona positiva anche se il tampone risulta negativo. Riteniamo che questa misura sia esageratamente drastica e comprometta fortemente la pratica del gioco del calcio per i lavoratori: troppo alto è infatti il rischio di doversi assentare dal lavoro per periodi di due settimane.

Vediamo a livello nazionale che anche la positività di un giocatore non blocca i colleghi della stessa formazione.

Altre tematiche scottanti e correlate alle disposizioni dei vari protocolli che si sono succeduti in queste settimane sono l’individuazione del medico sociale e l’effettuazione delle visite medico sportive.

La quasi totalità delle società dilettantistiche non riesce a trovare la disponibilità dei medici a svolgere le mansioni richieste dai protocolli, con la conseguenza che le relative responsabilità vengono prese dai Dap delle società i cui adempimenti spesso sono svolti ancora una volta dai presidenti.

In seconda battuta rileviamo una forte difficoltà nel far svolgere ai nostri tesserati le visite mediche agonistiche obbligatorie per praticare l’attività agonistica. Questo a causa delle liste d’attesa rese ancor più lunghe dalla pandemia.

Infine abbiamo rilevato una difformità di interpretazioni durante le ultime partite ufficiali in merito al comportamento e alle richieste degli arbitri.

Queste tematiche hanno trovato piena condivisione da parte del presidente Ruzza che ha evidenziato il massimo sostegno all’iniziativa di sensibilizzazione attuato dai presidenti del girone R di seconda categoria.

Ruzza ha inoltre illustrato tutte le azioni già svolte dalla federazione veneta per cercare di risolvere alcune problematiche sollevate, soprattutto in merito alla quarantena fiduciaria, La disponibilità a sostenere l’iniziativa da parte di Ruzza e le parole di conforto e collaborazione espresse anche dai propri collaboratori, hanno spinto i presidenti a ritirare la minaccia di sospensione delle partite dell’11 ottobre, ma non hanno ovviamente dato delle soluzioni concrete alle problematiche sollevate.

Per questo motivo i presidenti, all’unanimità, hanno scelto sì di giocare regolarmente l’11, ma si sono riservati di effettuare delle azioni simili o ancor più drastiche, se da parte delle istituzioni amministrative, sanitarie e sportive regionali e nazionali, non verranno prese delle decisioni univoche per risolvere i problemi creati dalla pandemia per le attività sportive dilettantistiche.

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