A 55 anni dalla tragedia di Mattmark: «Senza memoria non c’è futuro»

A 55 anni dalla tragedia di Mattmark: «Senza memoria non c’è futuro»

 

«Ricordiamoci di quanti se ne sono andati inseguendo il desiderio di un’esistenza migliore». È il messaggio che l’Associazione Bellunesi nel Mondo ha lanciato ieri mattina nel cinquantacinquesimo anniversario della tragedia di Mattmark. Un anniversario commemorato a Mas di Sedico per tenere viva la memoria di un evento che sconvolse la provincia di Belluno. Era il 30 agosto del 1965 quando nel Canton Vallese, in Svizzera, in un cantiere a 2.200 metri di quota popolato da centinaia di lavoratori giunti da tutta Europa e da tutta l’Italia, una lingua di ghiaccio e roccia staccatasi dall’Allalin travolse le sottostanti baracche degli operai uccidendo ottantotto persone. Diciassette erano bellunesi. Fu l’ultima grande tragedia dell’emigrazione italiana. Purtroppo, non l’ultima tragedia sul lavoro. E proprio in questo risiede il valore di un ricordo che anno dopo anno ribadisce un monito alle presenti e future generazioni.  

«Senza memoria non c’è futuro – il commento del primo cittadino di Sedico, Stefano Deon – ecco perché è importante ricordare chi ha perso la vita per garantire oggi un maggior benessere alle nostre comunità».  

«Sul lavoro e sulla morte siamo tutti uniti – ha aggiunto il sindaco di Sospirolo, Mario De Bon – queste tragedie non guardano in faccia nessuno e a rimetterci sono le persone spesso senza diritti, vittime di scarsa attenzione e talvolta di speculazioni. Ecco perché il ricordo di questo evento ci deve servire a guardare avanti, a far tesoro di ciò che è successo affinché non si ripeta. Non dobbiamo dimenticarci dei diritti conquistati a costo della vita. Non è giusto nei confronti delle persone sacrificatesi per lasciarci in eredità un esempio».

Sulla stessa linea il consigliere regionale Franco Gidoni, il quale, riallacciandosi ai danni provocati dal maltempo di questi giorni, ha anche posto l’accento su quanto la natura possa risultare a volte implacabile. «Tragedie come queste – ha evidenziato rimarcando l’importanza di una memoria condivisa – non riguardano solo i famigliari dei caduti, ma anche tutti quelli che insieme condividevano lo stesso percorso».

Le conclusioni sono state affidate a Marco Perot, presidente della Famiglia ex emigranti “Monte Pizzocco”, il circolo dell’Abm che ogni anno organizza la cerimonia commemorativa. «Con la nostra presenza – il suo pensiero – vogliamo onorare le parole incise sul marmo del monumento posto proprio lassù a Mattmark: “Morti sotto il ghiaccio, ma vivi nella memoria”».

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