Nebbia fitta sulla scuola. «E io, genitore al lavoro, mi devo arrangiare»

Nebbia fitta sulla scuola. «E io, genitore al lavoro, mi devo arrangiare»

Il countdown è cominciato. Per la gioia dei ragazzi. Tra due settimane e mezza ricomincia la scuola. Ma come? Con che modalità? Il ministero assicura che il rientro in aula sarà normale, senza scossoni; il barometro invece dice nebbia fitta. Della serie “tutto a posto e niente in ordine”. E nelle famiglie sale l’ansia. Soprattutto in quelle con figli piccoli e genitori al lavoro.

Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo i dubbi di una mamma. Che lo dice chiaro e tondo: «Mi devo arrangiare».

«Sono una mamma lavoratrice come tante. A pochi giorni dalla probabile apertura della scuola non so ancora come organizzarmi. La scuola che frequenta mio figlio non dà nessuna indicazione. Il Comune nemmeno. Tutto tace. Io lavoro in fabbrica e faccio l’operaia: niente smart working per me. Mio figlio ha più di 12 anni: niente bonus. Niente nonni che mi danno una mano: mi devo arrangiare. Come tanti, immagino. Ma il mal comune non significa mezzo gaudio. Avrei voluto sentire parlare di scuola ancora a maggio. Vorrei parlare di didattica e non di banchi. Vorrei parlare dei nostri ragazzi e delle loro emozioni. Invece sento genitori preoccupati che i loro figli si ammalino a scuola e vengano portati via senza il loro consenso. Qualcuno si può  prendere la responsabilità di spiegarci chiaramente cosa sta succedendo? Come ripartiremo il 14 settembre? Chi si occuperà dei nostri figli, se siamo al lavoro? Non esiste solo lo smart working. Care istituzioni, nessuno pretende i miracoli o vuole la carità, ma non potete pretendere di avere la mia stima se non intervenite presto sul futuro della nostra società, i nostri ragazzi. Se gli anziani sono il nostro passato da proteggere, i giovani sono il nostro futuro: non dimentichiamoli a casa».

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