Tracollo demografico senza fine. Tra tre anni i bellunesi saranno meno di 200mila.
Certo, non cambierà molto rispetto a oggi, in termini numerici. In termini di percezione sì. Perché il muro dei 200mila è un po’ come l’ultima tacca sul cruscotto, prima di andare in riserva. Chi è al volante guida tranquillo. Ma quando scatta la spia della benzina, bisogna a tutti i costi fermarsi al distributore. Ecco, la provincia dolomitica dovrebbe proprio fermarsi a fare benzina. O quantomeno fermare l’emorragia demografica.
I DATI
Le ultime rilevazioni Istat confermano il trend di mille abitanti in meno all’anno. In pratica, è come se due Comuni delle “terre alte” sparissero ogni anno. Vallada Agordina e Danta di Cadore ad esempio. O Lorenzago e Perarolo. Cancellati dalla cartina geografica.
Al 31 dicembre 2019 risultano residenti in provincia 201.972 persone. Un anno prima (31 dicembre 2018) erano 202.950. Di questo passo, le rilevazioni al 31 dicembre 2020 segneranno poco meno di 201mila abitanti. Chi sparirà stavolta? Vigo di Cadore? Cibiana e Soverzene?
IL DETTAGLIO
L’emorragia demografica è un problema che riguarda tutto il territorio. Eppure, alcune zone sono meno soggette allo spopolamento. In termini assoluti, nell’ultimo anno ad avere il maggior “fuggi fuggi” è stato Val di Zoldo (-134 abitanti), seguito da Ponte nelle Alpi (-91) e Cortina (-85). Ma se si legge il dato in proporzione agli abitanti, è la montagna più periferica a soffrire di più: Zoppè -7,1%, Val di Zoldo -4,2%, Gosaldo -3,4%, Lozzo -3,3%, Sovramonte e Colle Santa Lucia -3,1%.
C’è qualcuno che guadagna abitanti? Sì, ma con numeri ridicoli. E in ogni caso, si tratta di migrazione interna: dalla periferia al centro della vallata; quindi è uno scivolamento destinato a continuare verso altre tappe, anche fuori provincia. Belluno ad esempio segna 39 residenti in più (+0,1%), San Vito 35 (+1,8%), e Borca 27 (+3,4%); evidente che i -85 di Cortina possono essersi fermati in Valboite, dove affitti e case costano meno. Non si tratta comunque di inversione di tendenza. Lo spopolamento c’è e continua imperterrito.
LE CONSEGUENZE
Fino a quando? Difficile a dirsi. Ben più facile registrare cosa sta succedendo al territorio che rimane disabitato. Dilagare del bosco, soprattutto quello infestante, con buona pace di chi grida allo scandalo quando sente accendersi una motosega. E inevitabile abbandono di prati, colture e pascoli. Trionfa la fauna selvatica? No, anche quella sta scendendo a valle.