Code, sempre code, fortissimamente code.
Ogni fine settimana, la storia si ripete. Sulle strade bellunesi è sempre “Il giorno della marmotta”. Lo ricordate? È il film (“Ricomincio da capo” il titolo italiano) in cui il protagonista, un grande Bill Murray, rimane incastrato in un arco temporale, per cui ogni mattina si sveglia e rivive una giornata esattamente uguale a quella precedente.
E la citazione calza a pennello pure per il traffico in provincia.
Perché la storia si ripete. Uscire dalla A27 e immergersi nella montagna bellunese è un’impresa da titani. Lavori in corso, imbuti, lunghe file: gli ingredienti sono sempre gli stessi. E il piatto è difficilmente digeribile.
Lo è per i tanti turisti che scelgono di trascorrere il fine settimana. E non solo: «La situazione del traffico in Alemagna si è fatta insostenibile – afferma il consigliere provinciale, Massimo Bortoluzzi -. Tanto è vero che registriamo ripercussioni perfino sui cantieri di messa in sicurezza delle frane in Cadore. Le stesse imprese lamentano la difficoltà di approvvigionamento dei materiali, in quanto i mezzi subiscono pesanti ritardi dovuti agli incolonnamenti sulla Statale 51».
Le proposte sono concrete: dall’utilizzo dei movieri fino ai cantieri notturni a pieno regime. «Oltre al turismo che rischiamo di perdere – prosegue Bortoluzzi – abbiamo un problema legato alla mobilità dei residenti e alla sicurezza. Cosa succede in caso di incidente, di incendio o di necessità di ambulanza in una giornata di ingorghi? Dove passano i mezzi? Sono sempre più convinto che la soluzione sia quella del prolungamento autostradale, perlomeno fino a Tai, anche per dare una possibilità di sviluppo ai territori, con reinvestimento dei proventi per benefici diffusi nell’intera provincia. Non si trovino i soliti preconcetti per dire che i paesi morirebbero con l’autostrada, perché per lo stesso motivo non dovremmo realizzare nemmeno le varianti del famoso Piano Anas. I collegamenti veloci non sono mortali, tutt’altro. Se non avessimo la A27, esisterebbero ancora le zone industriali in Alpago e a Longarone? E pure l’impatto ambientale può essere risolto: oggi non ci sono più le tecnologie di trent’anni fa. E comunque chilometri di coda ogni fine settimana non sono certo meno impattanti».