Weekend lungo e strade in tilt: «O si fanno le infrastrutture o si muore»

Weekend lungo e strade in tilt: «O si fanno le infrastrutture o si muore»

Ultima chiamata per le infrastrutture: o adesso, o mai più. Perché se neanche Mondiali e Olimpiadi saranno sufficienti a sistemare definitivamente (o quasi) il problemi dei collegamenti con il resto del mondo, il Bellunese rischia di morire di stenti. Ne è convinta Confindustria, che stigmatizza la giornata di ieri (2 giugno).

«Finito il lockdown, alla prima prova di una stagione estiva complessa, la viabilità bellunese è andata in tilt. Non ce lo possiamo davvero permettere» dice Lorraine Berton, presidente degli industriali bellunesi. «Le lunghe code di ieri sull’Alemagna e in A27 ci dicono che gli interventi risolutivi sono ancora in alto mare, che si procede a rilento, che il nostro gap infrastrutturale rischia di diventare una voragine incolmabile. Se è vero che questo è il momento del coraggio e delle scelte radicali, allora le infrastrutture sono la priorità in Italia e, a maggior ragione, nei territori montani come quello bellunese».

La presidente di Confindustria Belluno Dolomiti batte su un tasto noto. E ricorda le determinazioni che quasi un anno fa erano state condivise dal Tavolo delle Infrastrutture: soprattutto la necessità di uno sbocco a nord e il miglioramento della viabilità intervalliva.

«Il mio appello è rivolto a tutti i livelli istituzionali, dal Governo alla Regione, passando per l’Europa, dove si stanno definendo le linee strategiche per i prossimi anni – continua Berton -. Si faccia una programmazione seria e si mettano risorse vere, ciascuno per la propria parte. La crisi da pandemia ci ha già enormemente provati, non possiamo rimanere fermi ad aspettare che le cose si risolvano da sole».

Tra l’altro, ci sarebbe l’occasione giusta. Duplice, per giunta. I Mondiali di Sci rinviati (quasi sicuramente) al 2022. E le Olimpiadi invernali 2026. «La proroga dell’appuntamento di Cortina dovrà spingere tutti gli enti coinvolti ad accelerare sul fronte delle opere programmate già in spaventoso ritardo. Non farlo sarebbe davvero imperdonabile, un pessimo segnale per chi crede nel rilancio di questo territorio – conclude Berton -. Collegamenti veloci e sicuri, sostenibili e tecnologici, servono alla nostra economia, manifattura e turismo in primis. Ma ancora di più a chi in montagna abita e vorrebbe rimanere. Il Covid19 ci ha insegnato quanto la libertà di movimento sia un bene assoluto, una necessità per le persone e le imprese. Si faccia presto, adesso davvero non ci sono più alibi».

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