Due tragedie lontane nel tempo. Diverse nelle cause, nello sviluppo dei fatti e nelle conseguenze. Ma paragonabili nei numeri.
Da un lato, il disastro del Vajont; dall’altro, la pandemia da Coronavirus. Oggi, infatti, il Veneto è arrivato a quota 1918 morti: secondo le stime ufficiali, uno in più della catastrofe datata 9 ottobre 1963.
E il parallelo – suggerito in conferenza stampa dal giornalista Rai, Massimo Zennaro – ha stimolato la riflessione del governatore Luca Zaia. «Al di là dei cataclismi, la nostra regione ricorderà per sempre quattro grandi eventi: la Prima e la Seconda guerra mondiale, il Vajont e il Coronavirus. Siamo di fronte a numeri paurosi. Duemila persone rappresentano un paese medio del Veneto».
Zaia si rivolge anche a chi continua a non prendere sul serio il Covid: «Sono morti veri e lo dico a quei complottisti, fortunatamente pochi, che ci accusano di truccare le cifre o sostengono che quelle persone sarebbero decedute comunque. Non lo si deve dire mai: prima di tutto nel rispetto di chi ha perso la vita, in secondo luogo, nei confronti di chi soffre per queste perdite. E infine per coloro che si sono adoperate in ogni modo pur di salvare vite umane. Abbiamo visto pazienti usciti dalle terapie intensive a 90 anni e guariti. Altri, molto più giovani, alle terapie intensive non sono neppure arrivati».