FabLab in prima linea: le stampanti 3D producono i “salva-orecchie” per i medici

FabLab in prima linea: le stampanti 3D producono i “salva-orecchie” per i medici

Quasi 5 chilometri. La distanza tra Belluno e Limana. O tra Salce e Sedico. Ma anche la distanza coperta dalle bobine di plastica che in queste settimane difficili stanno prendendo la forma di visiere e “salva-orecchie”. Sono i dispositivi di protezione creati da FabLab, che ha messo in funzione a pieno regime le sue stampanti 3D.

«Al momento rispondiamo a una chiamata che arriva direttamente da Monza» spiega Lorenzo De Luca, presidente dell’associazione che raduna nei locali del Centro Consorzi di Sedico tutti gli hobbisti della creatività digitale, 4.0 (i cosiddetti “maker” che hanno la passione di progettare e creare oggetti con la stampa tridimensionale). «In queste settimane stiamo stampando i raccordi che verranno innestati alle maschere da snorkeling. In questo periodo di emergenza, da oggetti di svago vacanziero, sono state trasformate in respiratori». Insomma, la passione per la tecnologia che dà una mano alla gestione dell’emergenza. 

Tutto è cominciato in Lombardia, dove alcuni maker, grazie a programmi digitali e macchinari di nuova generazione hanno dato forma alle idee. E hanno creato Charlotte e Dave: questi i nomi dati alle valvole stampate in 3D che hanno trasformato mascherine da sub in veri e propri respiratori. Un’idea quanto mai utile. Anzi, vitale. Oggi un centinaio di persone tra Milano, Bergamo, Brescia e le altre “zone rosse” lombarde respira grazie a questa trovata. Ma anche Belluno ha saputo rispondere “presente!” alla chiamata di solidarietà. E quindi, anche tra le Dolomiti si stampano valvole Charlotte e Dave.

«Il processo di stampa non è molto veloce, perché le macchine che abbiamo non sono create per una produzione di massa – spiegano da FabLab -. Per questo motivo non riusciamo a stampare solo ed esclusivamente dalla nostra sede in via Gresal. È stato necessario demandare la produzione ai singoli soci che con i mezzi personali stampano alcuni pezzi; poi li raccogliamo e li spediamo direttamente a chi ci ha fatto la richiesta».

Un lavoro continuo e costante, che però non si ferma alle valvole. Anzi: va ben oltre. È lunga la lista di oggetti che prendono forma dalle stampanti 3D: tutte armi per la lotta al Covid. Come il “salva-orecchie” che, nonostante il nome buffo, è un piccolo grande aiuto per rendere il lavoro di medici e infermieri un po’ più comodo. Si tratta di un pezzetto di plastica: serve a incastrare gli elastici delle mascherine dietro le orecchie; in questo modo, i laccetti non creano fastidi dietro le orecchie, neanche dopo ore e ore. Questi prodotti non rispondono a una chiamata nazionale, ma locale. Nei prossimi giorni infatti verranno consegnati circa 300 pezzi ai medici dell’Ulss 1 Dolomiti per i primi test. C’è, poi, un’altra opera dei FabLaber che servirà a combattere il coronavirus: l’archetto che sorregge la “visiera antispruzzo”. «La produzione di questo dpi è stata ordinata dai maker di Bergamo – spiega De Luca -. In quattro giorni, nella nostra provincia ne sono stati stampati 150. Sono quasi 5 i chilometri di filamento in plastica stampato fra le Dolomiti».

(si ringrazia Giovanni Bianchini per aver confezionato l’articolo)

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