Ulss 1 e Istituto zooprofilattico, lotta senza quartiere alle zecche

Ulss 1 e Istituto zooprofilattico, lotta senza quartiere alle zecche

Duecentoquaranta casi di Tbe, la pericolosa meningoencefalite, dal 1994 ad oggi. Il 40% di tutti quelli registrati in Italia. Quattordici solo nell’estate 2019 .E oltre 1500 persone infettate dal meno pericoloso ma da non sottovalutare morbo di Lyme. La provincia di Belluno è un paradiso per le zecche. Diversi i motivi: abbandono del territorio, numerosa presenza di animali selvatici e un clima particolarmente adatto alla proliferazione del parassita. Un primato poco invidiabile che ha promosso l’ospedale “San Martino” di Belluno a struttura di riferimento regionale per le patologie da zecche, come certificato dalle schede ospedaliere approvate in primavera. A Belluno da tempo si studiano le malattie legate alla zecca. Ma un passo in avanti decisivo nella lotta al parassita è stato fatto questa mattina, con la firma dell’accordo triennale tra Ulss 1 Dolomiti e Istituto zooprofilattico sperimentale delle Tre Venezie, finalizzato al controllo delle malattie. In due parole, approccio One Health, che vede medici e ricercatori (ma anche veterinari, medici di base ed esperti) collaborare fianco a fianco nello studio dei parassiti e della diffusione degli agenti patogeni per la cura e il monitoraggio delle malattie.

I ricercatori dell’istituto zooprofilattico, che presto potranno traslocare nella nuova sede all’interno palazzo che ospita Arpav, studieranno sul campo le dinamiche di diffusione delle zecche e i focolai patogeni, in stretta collaborazione con i medici dell’unità di malattie infettive del “San Martino”, diretta da Ermenegildo Francavilla. L’accordo prevede anche una serie di attività scientifiche, l’organizzazione di corsi di formazione per medici di base ed operatori e iniziative di promozione della salute pubblica.

Ma quali sono i luoghi più a rischio della provincia di Belluno, nel quale la diffusione delle malattie da zecca è ormai considerata endemica? Una mappa non si può fare, anzi, sarebbe fuorviante, spiegano i ricercatori dell’istituto, perché le condizioni cambiano anche ogni poche centinaia di metri e dove oggi non c’è traccia di zecche, il prossimo anno potrebbe esserci un focolaio.

La diffusione abnorme delle zecche nel Bellunese ha convinto la giunta regionale, lo scorso giugno, a rendere gratuito per i residenti in provincia di Belluno il vaccino contro la Tbe. “Ad oggi – spiega il direttore generale dell’Ulss 1, Adriano Rasi Caldogno – ne sono stati somministrate circa 4000 dosi”. Si stanno anche attenuando i problemi di approvvigionamento riscontrati all’inizio.

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