Siccità. Adesso è ufficiale. Prati e boschi lo denunciano da tempo, ma a rendere la misura del fenomeno sono i dati Arpav.
«Nel corso dei primi 15 giorni di febbraio, sul Veneto, sono caduti mediamente 6 millimetri di precipitazione – scrive il bollettino sulla risorsa idrica -. Il valore medio (periodo 1994-2019) dell’intero mese di febbraio è di 64 millimetri. A metà mese risulta quindi caduto sul Veneto neanche il 10% degli apporti attesi nell’intero mese. Le maggiori precipitazioni sono state registrate dalle stazioni di Breda di Piave (TV) e Ponte di Piave (TV) con circa 11 millimetri. Per contro, nel Bellunese sono stati rilevati i minori apporti (1-2 millimetri misurati dalle stazioni di Col di Prà, Sospirolo, Lamon, Feltre, Santa Giustina e Faloria)».
Problema di pioggia, ma anche di temperatura. L’inverno “primaverile” infatti è stato quanto mai tiepido. La prima metà di febbraio è stata ancora mite (addirittura +2,7°C, dice Arpav). In pratica, dopo la prima decade di novembre fresca, tutte le altre decadi hanno registrato temperature miti: «Il periodo 1° dicembre-15 febbraio è il quarto più mite dopo il 1988, 2006 e 2015» rilevano i meteorologi.
Fiumi e laghi mostrano portate ancora relativamente sostenute «per l’elevato contributo dello scioglimento nivale» rilevano da Arpav. Significa che le nevicate in quota a inizio dicembre non hanno fatto bene solamente alle piste da sci, ma anche i corsi d’acqua. Senza contare che il surplus di piogge di novembre sta continuando a garantire un po’ di margine nel bilancio pluviometrico. Ma prati e boschi reclamano ben altro: la sete si protrae da troppo tempo.
