Protocollo ad hoc per i rifugi: la Regione studia il modo di salvare l’estate in quota

Protocollo ad hoc per i rifugi: la Regione studia il modo di salvare l’estate in quota

Turismo estivo si può. Anche in alta montagna. Anzi, soprattutto in alta montagna. A patto che ci siano regole precise. È l’obiettivo della Regione Veneto e dei rifugisti: definire un protocollo sanitario tagliato su misura sui rifugi.

Questo uno dei temi principali affrontati nel corso della videoconferenza tenutasi stamane dall’assessore regionale al turismo, Federico Caner, con i gestori dei rifugi e i rappresentanti delle imprese turistiche montane d’alta quota, per analizzare la situazione di crisi provocata dal Covid-19 che sta pesantemente colpendo anche questo comparto. 

All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, il presidente dell’Agrav  (Associazione dei Gestori Rifugi Alpini del Veneto) Mario Fiorentini e i vari coordinatori provinciali; il presidente del Cai Veneto, Renato Frigo; il segretario della Federalberghi di Belluno, Francesco De Toffol e il direttore del Consorzio Dmo Dolomiti.

I rifugi, in base alla normativa regionale veneta, sono strutture ricettive complementari ubicate in aree di montagna a quota non inferiore a 1.000 metri, predisposti per il ricovero e il ristoro di turisti ed escursionisti e per il soccorso alpino. L’offerta ricettiva di queste strutture nel Veneto, che sono circa 160, è aumentata nel corso degli ultimi dieci anni, per un numero di posti letto superiore a 3.600. 

«In sede di Conferenza delle Regioni è stata ribadita la necessità che, per quanto riguarda l’intero sistema dell’ospitalità turistica, sia predisposto un unico protocollo sanitario nazionale – spiega Caner -. Nel Veneto prevediamo di contribuire alla definizione del protocollo acquisendo innanzitutto le proposte provenienti dai nostri territori, attraverso il lavoro delle aziende sanitarie e la consultazione delle associazioni di categoria, per poi portarlo al tavolo nazionale. Per l’assoluta tipicità dei rifugi alpini, dovranno essere individuati dei parametri che stabiliscano un regolamento quasi sartoriale, anche per garantire che la loro attività sia economicamente gestibile».

Altro problema segnalato nella videoconferenza è quello della manutenzione dei sentieri di montagna, che in Veneto costituiscono una rete complessiva di 8mila chilometri. Per consentire al più presto l’effettuazione di sopralluoghi e dei conseguenti interventi di sistemazione in vista della fine del lockdown, la Regione chiederà ai prefetti di Belluno, Treviso, Vicenza e Verona di concedere delle autorizzazioni specifiche alle persone incaricate.

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