Smottamenti, colate detritiche, frane: è la conseguenza di ore e ore scandite dal maltempo. Conseguenza che è ancor più marcata in un territorio a rischio idrogeologico.
Basti pensare a Borca di Cadore. E, in particolare, a Cancia: un nome conosciuto ormai ben oltre i confini provinciali per la sua frana. La stessa che, il 18 luglio 2009, provocò la morte di due persone: l’82enne Giovanna Belfi, e suo figlio Adriano Zanetti, di 63.
Da allora, la zona non è solo monitorata, ma è stata coinvolta da una serie di interventi, orientati a innalzare il livello di sicurezza. In questo senso, anche dopo le intense precipitazioni dell’ultimi weekend agostano, i gabbioni hanno funzionato: «Adesso, però, bisogna rimuovere in fretta il materiale che si è accumulato». Le operazioni sono in corso.
Il quadro è sotto controllo pure a Peaio (Vodo di Cadore), dove in un primo momento erano emersi dei rischi per gli abitanti della zona. E si era fatta strada la possibilità di evacuare il paese. Possibilità fortunatamente scongiurata dall’evoluzione degli eventi, visto che il torrente Rudan ha scaricato molto materiale, soprattutto ghiaia e fango. Ma il livello sta tornando alla normalità, anche se lentamente.