In ritardo e impreparata: «La scuola ritrovi la sua centralità»

In ritardo e impreparata: «La scuola ritrovi la sua centralità»

 

Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di una madre, il cui figlio sta per iniziare l’anno scolastico in una struttura di Borgo Valbelluna. Con tutte le incognite del caso. 

 

Le scuole italiane riaprono, tra le ultime in Europa, ma i problemi rimangono. Nonostante l’intervallo di oltre 6 mesi, la scuola si fa trovare impreparata rispetto all’emergenza Covid. Ci sono ancora dubbi sulla gestione di mense, trasporti, aree comuni, orari delle lezioni. E che dire della chiusura degli istituti per l’allestimento dei seggi elettorali? Possibile che nel 2020 non si possa ancora trovare un ambiente pubblico che non sia una scuola, che possa ospitare i seggi? 

Che esempio costituisce questa scuola per i ragazzi italiani? 

Il lockdown, penso, ha costretto tutti a riconsiderare il ruolo di questa istituzione nella nostra società. Istituzione che istruisce, contribuisce all’educazione di bambini e adolescenti e dà supporti alle famiglie. 

Tutti speriamo che non si torni alla didattica a distanza per il prossimo anno scolastico, almeno non per periodi prolungati: l’aula è difficilmente sostituibile, ma è indubbio che la possibilità di fare videolezioni sia stata meglio di niente. Piuttosto che perdere l’anno del tutto, la tecnologia e la buona volontà hanno permesso di continuare a studiare e lavorare; hanno permesso di mantenere contatti fondamentali, ma comunque entro certi limiti. In condizioni che definirò “normali” i bambini e i giovani hanno risentito dell’assenza della scuola, soprattutto nel suo aspetto sociale. Ma se consideriamo le situazioni che per molti motivi definirò “critiche”, la riflessione si fa ancora più profonda. Pensiamo alle situazioni di disagio sociale, di depressione giovanile, di disabilità e potrei continuare con la lista. La scuola ci permette di prendere coscienza di quante siano le situazioni che senza di essa sono ancora più a rischio: percorsi individuali interrotti, socialità interrotta, affidi diurni interrotti, apprendimento linguistico interrotto, integrazione interrotta, accentuazione della dispersione scolastica e tutto quello che ne consegue.

La scuola non è solo un luogo di apprendimento: è un luogo che crea relazioni. Non varrebbe forse la pena che fosse maggiormente valorizzato? E non varrebbe forse la pena che la scuola stessa fosse la prima a riconoscersi nell’importanza del proprio ruolo? 

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