«Se il destino è contro di me, peggio per lui». Sebastiano Fullin la prende con filosofia e cita Jim Morrison. Ma ribolle di rabbia.
Perché fare l’allevatore in Alpago, di questi tempi, è un’autentica impresa. Soprattutto dopo l’ennesima predazione da lupo, avvenuta a Cornei, a non più di 10 metri dalle case: 4 pecore sbranate, altri 5, 6 capi feriti e a rischio di essere abbattuti.
E, allargando l’orizzonte temporale, i numeri assumono connotati incredibili: l’azienda agricola “La Runal”, guidata appunto da Sebastiano, lavora in sinergia con quella del padre Alessandro: «Soltanto io – spiega il giovane Fullin – ho perso 83 animali in due anni. E mettendo, insieme le due aziende, il conto arriva a 140». A rendere ancor più amaro il quadro, c’è un ulteriore aspetto emerso dall’ultima predazione: «L’attacco è avvenuto con i cani anti-lupo all’interno del gregge. Oltre ai recinti, del tutto inutili, nemmeno i cani risolvono il problema».
Sebastiano Fullin, però, non ha alcuna intenzione di gettare la spugna: «Con tutto quello che ho investito per il mio territorio, non penso neanche lontanamente di mollare. Prima dovrebbero ammazzarmi. Sono stufo, sì. Lo sono eccome. Ma ho deciso di vivere giorno e per giorno. E di tacere. Ora non è il momento delle chiacchiere: è il momento dei fatti».