Nevegal, operatori sul piede di guerra. Ma spunta l’ipotesi Unifarco

Nevegal, operatori sul piede di guerra. Ma spunta l’ipotesi Unifarco

Delusione, rabbia, scoramento. Gli operatori del Nevegal non ci credono più. La notizia dell’acquisto solo in primavera degli impianti da parte del Comune di Belluno è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Manca la fiducia, come ribadito oggi in una partecipata conferenza stampa convocata in Piazzale. «Le due condizioni poste da Massaro per l’acquisto – attacca Gianni Pastella di Vivaio Dolomiti – ovvero la cessione degli impianti a titolo gratuito e la disponibilità immediata di un gestore pronto ad aprire gli impianti non sono verosimilmente realizzabili. E le attività di 150 persone del Colle, che generano un indotto per Belluno valutabile in 10 milioni di euro l’anno, sono fortemente compromesse».

Non raccoglie consensi, tra gli operatori, nemmeno l’ipotesi di una gestione provvisoria per scavallare l’inverno. «L’unico soggetto che potrebbe farlo è Palazzo Rosso, attraverso una sua partecipata», ripetono gli operatori del Colle. Già, ma Massaro ha fin da subito scartato l’ipotesi, ribadendo che trattandosi di attività economica, solo un soggetto privato potrebbe affittare gli impianti da Alpe del Nevegal, in liquidazione.

Attenzione, però, perché potrebbe materializzarsi la classica luce in fondo al tunnel. Nella figura di Massimo Slaviero, amministratore delegato di Unifarco, che interpellato a margine della conferenza stampa non ha chiuso la porta, anzi: «Il Nevegal non può essere vista come una semplice attività economica, è un servizio sociale e deve essere perciò un patrimonio pubblico. Ma se serve per salvare questa stagione invernale, proverò a parlare, insieme agli operatori, con Alpe del Nevegal, per cercare una soluzione».

Altrimenti gli impianti resteranno tristemente fermi. «Con delle grosse ricadute negative – spiega Alessandro Molin, direttore della Scuola sci (30 maestri a libro paga e 5mila nuovi ingressi di bambini ogni anno) -. Un esempio per tutti: il trofeo Lattebusche chiuderebbe nel giro di due anni. Così facciamo morire il futuro dello sci». Molin lamenta la mancanza di risposte da parte di Palazzo Rosso. «Noi eravamo pronti alla gestione, in accordo con Massimo Slaviero e gli operatori del Colle, se solo il Comune di Belluno avesse acquisito gli impianti in primavera. Devo dire purtroppo che con l’amministrazione comunale non c’è stato dialogo».

Stessa constatazione da parte di Roberto Pierobon, ex presidente del collegio maestri di sci del Veneto: «ci sono manifestazioni di interesse da parte di imprenditori, io stesso ne ho accompagnato uno, l’anno scorso, che voleva acquistare l’hotel Olivier. Ma l’incertezza sul futuro e la mancanza di risposte fanno desistere».

Ma quindi, che fare? «Massaro deve dimettersi, sta facendo morire la città – taglia corto Alessandro Tison, del B&B “Checco Zaino” -. La colpa di questa situazione è sua. O se ne va da solo, o chiedo che i gruppi di minoranza propongano una mozione di sfiducia».

E c’è anche chi prova ad allargare lo sguardo. E’ il caso di Enrico De Bona, che con Turistica Dolomiti sta provando a rilanciare Pian Longhi. «Il Nevegal va inteso come un comprensorio di tutta la Valbelluna, non solo della città. Per questo si dovrebbero coinvolgere vari Comuni, anche quello di Treviso, creando un consorzio per la gestione. Una vecchia idea che a suo tempo proposi all’ex sindaco Prade».

© Copyright – I testi pubblicati dalla redazione su newsinquota.it, ove non indicato diversamente, sono di proprietà della redazione del giornale e non è consentita in alcun modo la ripubblicazione e ridistribuzione se non autorizzata dal Direttore Responsabile.

TAG
CONDIVIDI
Articoli correlati
© 2023 NIQ Multimedia s.r.l.s. – C.F. e P.IVA: 01233140258
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Belluno n. 4/2019
Web Agency: A3 Soluzioni Informatiche
Made by: Larin
News In Quota
Torna in alto